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Cultura

Libri suggeriti dal Gruppo di lettura libreria Gengis Khan

Elisabeth Strout

Le lettrici del Gruppo di lettura della Libreria Gengis Khan di Parona segnalano alcuni libri da leggere durante l’estate.

L’invenzione della solitudine, Paul Auster, ET Einaudi 2005.
E’ un romanzo autobiografico che si articola in due parti. Nella prima «Ritratto di un uomo invisibile» l’autore, alla morte improvvisa del padre, si trova a fare i conti con la memoria di questa figura «invisibile», che ha fatto della solitudine un’arma di difesa contro gli affetti, negandosi persino al legame con il figlio. Con una scrittura intensa e fluida va alla ricerca delle cause della scelta di questa solitudine, scoprendo anche un delitto lontano, avvenuto nella sua famiglia, che forse ha segnato il carattere del genitore. Nella seconda parte «Il libro della memoria» la lettura si fa più impegnativa e difficile. Qui è Auster a scrivere in veste di padre e a raccontare del suo rapporto con il figlio Daniel, tanto diverso da quello che lui aveva avuto con il proprio. Analizza e cerca di mettere ordine nelle emozioni che lo pervadono attraverso lo strumento che gli è più congeniale: la scrittura. Il tutto in un continuo frammentarsi di sentimenti e riflessioni che corrono tra passato e presente, tra un sentimento <<mancato>> e il suo nuovo ruolo di padre attento e premuroso. (Luisa)

La gemella H, Giorgio Falco, Einaudi 2014.
Hilde ed Helga: la storia di due gemelle, del loro padre, di una famiglia tedesca che si forma e cresce negli anni del Terzo Reich. Qui l’autore non narra di carnefici, treni in viaggio verso la morte, persecuzioni. Viceversa racconta quella parte grigia della storia dove forse si mescolano la maggioranza delle esistenze. Una scrittura martellante, ritmica, avvolgente, originalissima, che inchioda alla pagina. Una scrittura che scava, arrivando negli abissi dell’anima. Questo romanzo, che ho trovato complesso, mi ha mosso a profonde riflessioni e, cosa magnifica e terribile al contempo, è riuscito ad aprirmi squarci di nuove consapevolezze. Una storia dunque da leggere, ma anche da rileggere. (Betty)

La figlia, Clara Usón, Sellerio 2013.
La vicenda si svolge nel contesto delle guerre della Ex Jugoslavia. Anna, figlia di un generale bosniaco, ha un rapporto privilegiato con il padre. Durante un soggiorno a Mosca viene però a conoscere il comportamento spietato, disumano di suo padre e questo fatto sconvolgerà la sua vita. Il libro è ben scritto, ampiamente documentato nella parte storica. La lettura è non facile, ma interessante. (Laura)

I ragazzi Burgess, Elisabeth Strout, Fazi 2013.
Quarto romanzo dell’autrice, In continuità con le predenti opere, è un’altra avvincente storia di trasformazione. Questo del resto mi pare il registro della sua narrativa. Lei stessa ci dice che quando le vicende della vita e il dolore vengono assunti con responsabilità, senza essere espulsi o senza facili scappatoie, allora si rendono possibili delle trasformazioni. Così situazioni apparentemente impietrite e immodificabili si sciolgono in nuovi intrecci forieri di speranza. Della Strout viene generalmente sottolineata la narrazione intelligente, umoristica e spesso poetica. La sua capacità di ricreare, nella quotidianità, con profondità di emozioni, chiarezza e lucidità storie dove il dolore e la speranza costruiscono vicende esemplari. Tutti questi tratti sono presenti anche in questo romanzo che racconta le vicissitudini di tre fratelli: Jim, Bob e Susan, nati nel magnifico ed immobile Maine, separati dalla vita, ma tenuti uniti da un segreto familiare e da una grande solidarietà. Quando si ritrovano assieme nel tentativo di aiutare la sorella Susan, unica rimasta nella città natale e alle prese con le difficoltà create da un figlio adolescente, riemergono i legami, i conflitti, i silenzi e gli occultamenti vissuti. E, in una sorta di gioco di rovesciamento, tutto si rimescola per poi ricomporsi in nuove e possibili narrazioni. (Graziella)

Piangi pure, Lidia Ravera, Bompiani 2013 e Così è la vita, Concita De Gregorio, Einaudi 2011.
Due libri molto diversi, ma ugualmente piacevoli e interessanti che trattano, in modo tutt’altro che deprimente, lo stesso delicato argomento: come imparare ad andarsene. Sì, perché nonostante la vita sia sempre più lunga -una grande sciagura per l’uomo, direbbe Erodoto- prima o poi finisce, prima o poi dobbiamo fare i conti con il decadimento, con la malattia, con la fine. (Ancilla)

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Gli sdraiati, Michele Serra, Narratori Feltrinelli 2013.
Sono i figli adolescenti – già ragazzi – della nostra epoca che vivono con modalità diverse, estreme, spesso incomprensibili al mondo degli adulti, vivono in un mondo misterioso, impenetrabile, dal quale i genitori sono estromessi. I padri assistono a questa deriva esistenziale senza trovare le parole, i gesti per poter interagire. Michele Serra è un padre che, in questo libro, si impegna nel tentativo di comprensione di atteggiamenti che gli sono estranei, nel ripensamento di occasioni perdute, nell’abbozzo di improbabili nuove complicità con il figlio dettate sicuramente dall’amore. Lo tormenta il senso di colpa dei post padri, di coloro cioè che non trovano più risposte convincenti sui temi delle relazioni familiari e dell’educazione dei figli. Siamo di fronte al ritratto di una generazione, fatti i doverosi distinguo, che si allunga orizzontalmente nel mondo vedendo forse altre cose … Trattasi di una mutazione genetica? Conquistati dalla consueta, penetrante ironia personale-sociale dell’autore, siamo chiamati, in qualche modo, a riflettere su un certo relativismo etico che ha colpito, soprattutto nel privato, il rapporto padri-figli di questa nostra epoca. La lettura del libro ci aiuta comunque, nonostante l’evidenza della ragione, a coltivare una speranza. È possibile che i giovani «vincano» e rifondino la società? Vogliamo, possiamo crederlo! Un testo piacevole, leggero, ironico, ma vero e profondo. Un libro che parla a chi ha voglia di leggere senza atteggiamento giudicante, ma con il cuore e l’intelligenza di chi cerca di capire e condividere. (Luisa F.)

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