Riscatto mediterraneo, Nuova Edizione 2013, con la prefazione di Leoluca Orlando, è il libro di Gianluca Solera presentato in Biblioteca Civica il 30 aprile scorso. Un’iniziativa proposta dal Circolo dei lettori nell’ambito del calendario di appuntamenti 2014. A interloquire con l’autore l’arabista Elisabetta Bartuli, che da tempo si occupa di interculturalità.
Protagonista del libro è il Mediterraneo, quella antica culla di civiltà molto diverse fra loro che oggi si trova al centro di un profondo sommovimento. Autori di questo cambiamento storico i movimenti attivisti degli Indignados impegnati in una lotta di rivendicazione dei diritti sociali. Questa conquista è la cifra universalistica che li accomuna, l’elemento di contiguità che va al di là di ogni differenza culturale. Lotta in primis dunque per la giustizia sociale.
Un incontro molto interessante che ci ha permesso di ascoltare dal vivo, da un «osservatore privilegiato» quale Solera, testimone sul campo di questi mutamenti, le azioni di trasformazione in atto in questo nostro Mediterraneo, crocevia di culture molto eterogenee. Dispiace la scarsissima affluenza di pubblico e l’impossibilità, per i tempi stretti, di porre domande.
«Pane, libertà, giustizia» lo slogan vibrante che da sempre alimenta lo spirito di ogni rivoluzione oggi più che mai ci riguarda da vicino un po’ tutti. Diventano parole-metafora che nei loro rimandi ci interpellano. Parlano allora più in senso lato alle coscienze della lotta che tutti dobbiamo ingaggiare contro un sistema economico, politico che ci usurpa dei beni comuni, della democrazia che è messa sempre a rischio da lobby occulte, della uguaglianza sociale divenuta ormai utopia. Nominano il riferimento ad un potere spregiudicato e pervasivo di pochi che opera ai danni di una maggioranza esclusa da ogni profitto. In breve, evocano la guerra tra i ricchi e i poveri della Terra.
C’è molto da imparare da queste giovani generazioni di ribelli che in piazza, contro il regime, dimenticano la paura mostrando tutta la passione delle loro idee. Generazioni audaci, che osano, mettendo nel conto anche la perdita della vita. Consapevoli che la lotta è impari, spesso votata al massacro, ma comunque decisi a portare un messaggio di cambiamento possibile.
Al proposito un’ulteriore riflessione su questo punto. Non bisogna confondere la realtà che affiora attraverso fatti eclatanti con quella che rimane ad essi sottesa, scorrendo però come un fiume carsico. Tutte le grandi rivoluzioni della Storia sono infatti soltanto l’epifenomeno di un processo invisibile che le ha fatte emergere, ma non certo esplodere all’improvviso. Allo stesso modo la marcia della democrazia è un percorso lungo ed anche contraddittorio che raramente consente scorciatoie, che spesso è preceduto dal sangue e dal buio della repressione come dovunque testimonia la vicenda degli indignados.
Purtroppo il risultato atteso supera l’orizzonte della vita dei singoli, ma arriva puntuale, non come evento necessario, bensì come possibile esito di una volontà collettiva, cosciente che la sopravvivenza dei popoli sulla Terra può essere garantita dall’unica omologazione accettabile, la democrazia appunto. Non nella sua forma mitica, ma in quella moderna di una società complessa che per essere partecipata richiede un forte impegno culturale da parte di tutti e non certo sale semideserte in cui si discutono queste tematiche.
Corinna Albolino