L’iniziativa rientra nel ciclo di incontri I sabati del villaggio, promosso dal Master esperienziale sul maternage. A conversare con la sociologa è Tiziana Valpiana, fondatrice e presidente onoraria dell’associazione. Letture di Margherita Sciarretta.
Sabato 12 aprile 2014, all’Opificio dei Sensi, Marina Piazza è stata ospite dell’Associazione nazionale Melograno. Un incontro interessante che nasce dalla motivazione di conoscere e dialogare con figure che con la loro professionalità di studiose, scrittrici, politiche, hanno lavorato alla crescita del cuore e dell’intelligenza delle donne. Nello specifico l’attenzione del Melograno, associazione storica di Verona che si occupa di maternità e nascita, è rivolta al loro impegno sociale, ma anche al loro vissuto particolare di donne, di madri.
Marina Piazza ha raccontato di sé, della sua vita, del suo ruolo di ricercatrice, della carica di Presidente della Commissione nazionale Pari opportunità tra uomo e donna ricoperta dal 2000 al 2003, dei molti libri scritti sulla condizione femminile. Confessa però che oggi, più incline alla vena autobiografica, preferisce osservarsi nella nuova veste di nonna e di donna alle prese con quella complicata «età in più» descritta nell’ultimo testo.
Un racconto fiume intenso, una corsa attraverso le stagioni di una lunga vita raccogliendo memorie familiari, passioni, metamorfosi esistenziali. Ne emerge una vita piena, carica di interessi, dalla scelta dello studio delle lingue straniere che, in quei tempi, l’avrebbero più facilmente legittimata nella sua spinta ad andare, viaggiare, conoscere, all’amore per il teatro, poi alla partecipazione ai movimenti terzomondisti, fino alla sua lunga ed intensa militanza per le donne. Una storia sempre in bilico tra l’impeto irrefrenabile per il mondo, la libertà, l’emancipazione e il desiderio di una normalità fatta di casa, matrimonio e figli.
Anche lei dunque come quelle «madri scellerate», divise tra il dentro e il fuori, dibattute tra le voci del cuore e l’impegno intellettuale, politico. Anche lei nella condizione problematica dell’«essere tra più parti», «doppia presenza» tra la casa e il fuori, come bene spiegherà nei suoi saggi a proposito delle donne, divenute soggetti funzionali a quel cambiamento culturale, sociale, che ha caratterizzato il nostro Paese a partire dagli degli anni ’70. Un progresso che si è tradotto, in particolare per il mondo femminile, in un aumento della scolarizzazione e in un sistema di mercato attento anche a sfruttare le competenze di genere. Da qui le sue ricerche sui «tempi di vita» con l’intento di ricercare per la donna una conciliazione tra lavoro di casa e impiego professionale. Una condizione difficile da attuarsi ancora oggi per il perdurare di una rigidità del mercato che, in ambito lavorativo, stenta a sperimentare modelli organizzativi più flessibili, più rispondenti alle esigenze delle donne. Situazione resa ancora più complicata dalla presenza di una crisi che, anteponendo a tutto la necessità di lavorare, sembra cancellare ogni tipo di rivendicazione o riconoscimento.
Naturalmente i due valori in gioco non sono riconducibili al lavoro in sé, cioè ad una mera alternativa produttivistica tra dentro e fuori casa, ma a ciò che essi rimandano in termini di sviluppo della personalità. Da una parte, la dimensione privata, individuale, intimista, dall’altra quella pubblica, fatta della molteplicità di relazioni che ci fanno mondo, alla quale invece il racconto di Marina Piazza ci fa invece intendere di aver dovuto sacrificare l’altra faccia della luna.
Corinna Albolino