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Cultura

Lo scrittore Daniel Pennac ospite di Idem al Teatro Nuovo

Daniel Pennac

Daniel Pennac ospite di idem al Teatro Nuovo. Hanno conversato con l’autore Andrea Battista e Alessandra Zecchini. Traduzione di Mariapia Falcone. Intervalli musicali a cura della Meshuge Klezmer Band.

Una vivace conversazione con Daniel Pennac, personaggio clou del ciclo di iniziative promosse da idem al Teatro Nuovo di Verona. Un dialogo, quello di giovedì 10 aprile, disinvolto e sviluppato attraverso pertinenti sollecitazioni, reso molto piacevole da una brillante traduzione e dalle musiche di accompagnamento. Una felice occasione per approcciare o conoscere meglio uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei.

Ultima sua opera di successo, tradotta anche in una pièce teatrale, Storia di un corpo, il diario delle percezioni sensoriali del nostro corpo. Un’opportunità per saperne di più sulla vita di un autore che trova il suo fil rouge nella «passione»; passione per l’insegnamento e la scrittura insieme, nell’amore per l’amicizia e nell’interesse per i bambini, con i quali riscopre continuamente il suo spirito infantile. Trent’anni dunque trascorsi nella scuola, ad occuparsi di loro, i «frutti della passione». Un personaggio che preferisce definirsi più che un’intellettuale, un «romanziere, narratore», un affabulatore che racconta semplicemente «la vita così com’è… nei suoi paradossi, nelle sue ambivalenze».

Quella vita che brulica nel quartiere Belleville di Parigi dove ad un certo punto va ad abitare e che ha modo di osservare, fotografare in tutte le sue fantasmagorie. Proprio qui – dove con il tempo si vengono a mescolare per vicissitudini politiche tutte le etnie, i sapori, le sonorità del mondo – Pennac trova l’ispirazione. Nell’indistricabile intreccio tra biografia, realtà ed immaginazione nascono così le storie, i personaggi che popolano i suoi romanzi. Filo conduttore di molti racconti il sentimento dell’amicizia che lo scrittore definisce «quell’alchimia che può durare tutta la vita» e poi la famiglia nelle sue mirabolanti vicissitudini, come accade nella stravagante famiglia Malaussène dove, ad esempio, il protagonista fa di mestiere il capro espiatorio.

Ma da dove gli deriva quel linguaggio così sorprendente che lo rende uno scrittore inconfondibile? Dalla lettura del romanzo giallo, risponde Pennac, da quel genere letterario di cui si appropria fin dagli inizi della sua formazione, rivisitandone però i cliché, capovolgendo gli stereotipi, reinventando la tipologia dei personaggi. Andare contro i luoghi comuni diventa così la sua bandiera di narratore. Parte da qui un registro di scrittura atipico che, attraverso un uso raffinato della metafora, impara a muoversi tra il paradossale e il comico, alimentando la trama, le situazioni, di continui colpi di scena. Un linguaggio ricercato, originale che più oltre mutua la sua vena surreale, immaginifica, dalle molte letture colte che hanno accompagnato la sua vita. Da quella letteratura in cui da sempre si trova immerso perché «la lettura è, come l’amore, un modo di essere».

Corinna Albolino

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