Verona, 22 marzo 2014, Sala Maffeiana del Teatro Filarmonico, Giornata mondiale della poesia, dedicata quest’anno dall’Accademia mondiale della poesia a Mario Luzi, nel centenario della sua nascita. Partecipano Mohamed Nadir Aziza, fondatore e Cancelliere onorario dell’Accademia, i poeti Davide Rondoni, Antonio Riccardi, Marcia Theophilo, Raquel Lanseros. Conduce l’incontro la giornalista Simonetta Chesini. Moderatore Paolo Lagazzi, critico letterario. Intermezzi musicali di Giulia Marrè Brunenghi, flauto. Esibizioni di ballo a cura di Teresa Strisciulli e Pietro Occhio, del Balletto dell’Arena . Intervenuti anche i politici locali. <<Non ragioniam di lor, ma guarda e passa>>.
Una full immersion nella poesia, l’occasione per un omaggio a Mario Luzi, ad un grande poeta contemporaneo che nel 2001 fu tra l’altro socio fondatore dell’Accademia mondiale della Poesia della nostra città. La felice opportunità di inoltrarsi, attraverso l’ascolto di alcune delle poesie più toccanti, nel sublime di un linguaggio poetico ancora tutto da esplorare, interpretare, da parte della critica. Una lettura che forse richiedeva di essere accompagnata da qualche strumento interpretativo così da poter apprezzare versi spesso di non facile approccio.
Per saperne di più su di un poeta che non fu solo poeta «ermetico», come la gran parte delle antologie ancora troppo riduttivamente lo considerano. Se si esamina diacronicamente la sua ricca ed articolata parabola poetica, emerge infatti una creatività artistica dinamica che, pur rimanendo fedele ad una propria cifra interpretativa, si rende disponibile a continue metamorfosi espressive. Una poetica dunque in continuo divenire, segnata da svolte già a partire dalla raccolta Nel Magma, capace di rinnovarsi nei temi come nelle forme, attenta a tenere sempre in sintonia il mondo interiore con lo sguardo sul mondo, sulle vicende umane. Da qui quell’attualità del suo linguaggio lirico che lo fa interloquire con i poeti più contemporanei.
Elemento fermo della sua ispirazione la religiosità. Una fede cristiana solida che per suoi contenuti connota la sua esistenza ed inonda i suoi versi aprendoli sempre alla presenza di un «altrove». Una fede però vissuta in modo critico, interrogante, in un incessante bisogno di verifica nei rapporti storici e sociali, quindi una ricerca mai appagata del divino nel mondo, a tratti inquieta, come il sentire dell’uomo contemporaneo che percepisce la labilità dei propri riferimenti.
Ma non per questo viene meno al poeta l’interesse per il valore della vita e della storia. E dunque non tralascia di nominare con pietas i gesti umili come quelli eroici, di evocare i paradisi, ma anche gli inferni di quel sorprendente teatro che è la vita degli uomini. Vuole essere cantore di quel mondo abitato da tutti gli esseri viventi, di quella terra fatta di mare, roccia, orizzonti….Senza trascurare, come il poeta di tutti i tempi, le turbolenze dell’anima.
Corinna Albolino
Padre mio/mi sono affezionato alla terra/quanto non avrei creduto/ E’ bella e terribile la terra/Io ci sono nato quasi di nascosto / ci sono cresciuto e fatto adulto/ in un suo angolo quieto/tra gente povera, amabile e esecrabile/Mi sono affezionato alle sue strade/mi sono divenuti cari i poggi e gli uliveti/ le vigne, perfino i deserti.
(Frammento da La passione di Cristo)