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Cultura

La figura del padre secondo Recalcati (in tempi di rottamazione)

Dopo il tramonto definitivo di quella potente carica simbolica che nel bene e nel male sapeva comunque orientare la nostra vita, come ripensare la figura del padre?

Massimo Recalcati, noto psicoanalista di scuola lacaniana, ospite del Centro Studi Campostrini. Tutto esaurito, anche le sale con video-proiezione. Lo presenta Davide Assael. A tema il padre, protagonista del suo ultimo testo: Il complesso di Telemaco. Attraverso questa figura l’autore indaga il complicato ruolo della genitorialità oggi. Un tempo connotato dalla «evaporazione del padre», cioè la definitiva caduta di quel principio tradizionale di autorità che si era incarnato, in ambito familiare, nel paradigma del pater familias, del padre-padrone. Dopo il tramonto definitivo di quella potente carica simbolica che nel bene e nel male sapeva comunque orientare la nostra vita, come ripensare la figura genitoriale? Che fare qui, dove tutto, ruoli sociali, differenze generazionali, comportamenti etici sembrano con-fondersi perché i genitori vestono come i figli, si innamorano di ragazze della loro età e chiedono loro consigli? Come ricostruire, in questo sommovimento totale, un reciproco riconoscimento nella differenza dei ruoli?

Per provare a ridefinire nuovi significati di autorità, di regole possibili, è necessario allora capire ciò che il padre in sé rappresenta. «Quattro – spiega Recalcati – sono i volti del padre. Il primo volto è quello ferreo della “Legge”, quella norma che fin dalle origini è a fondamento di ogni patto sociale. E’ la legge di castrazione, di interdizione dell’incesto, la norma che introduce nell’esistere l’esperienza del “limite” e proibisce il godimento mortale, il desiderio illimitato e distruttivo. Quel limite che apre al riconoscimento dell’altro con il quale da sempre siamo in relazione».
Recalcati parla di «Legge della parola» perché è il linguaggio che umanizza quella vita che in sé è cieca pulsione. Il buon padre, il buon educatore rifugge dall’esercizio autoritario della Legge, quello che fa un uso distorto della norma servendosene come potere.

Il secondo volto del padre è quello del «desiderio», che legittima un’istanza aperta a scenari di senso, di mondi, sempre però nel rispetto del limite, della misura, perché l’impossibile abita l’esistenza, non tutto è possibile, conoscibile, sperimentabile.

Il terzo volto è quello che fa dell’essser-ci del padre una presenza attiva, rassicurante, responsabile e che aiuta a crescere. E’ la dimensione materna del padre che vale soprattutto nell’infanzia. Una presenza tutelante che entra in crisi nella pubertà, nella giovinezza, là dove la vita si trasfigura, si erotizza, rompe gli argini, chiede libertà di movimento, di espressione. Separazione. E’ la condizione difficile del contrasto.

il quarto volto, in cui il genitore sente di aver fallito il proprio compito educativo. Il monito di Recalcati è quello di tagliare il legame, di lasciare andare il figlio, avendo fiducia in lui. La speranza è che si comporti da «figlio giusto», cioè capace di oltrepassare il padre, ma trattenendone la buona eredità. Qui dove tutto si «rottama», l’invito è invece a tentare una sintesi ad un livello più alto, come Hegel insegna.

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Corinna Albolino

1 Comment

1 Comment

  1. Barbara

    04/03/2014 at 17:31

    Parole dure, ma molto belle e reali! Questo padre come spunto di riflessione su nuovi modi di educare,di educarci.Imparare nuove modalita non dimenticandoci l’eredita’ ricevuta.
    Al lavoro dunque!…Barbara

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