Dobbiamo riconquistare certi valori e mandare a casa chi questi valori calpesta e insegna a calpestarli
Faccio una breve considerazione su quanto ha scritto Giorgio Montolli sotto il titolo Se la situazione è grave e se i partiti non dicono più nulla e mi domando: ma a chi tocca, allora?
Chi si è fatto avanti con queste stesse sacrosante domande ed esigenze cade nel vuoto della mancanza di una struttura solida di riferimento e cade nel populismo più inquietante, storicamente già vissuto nel primo dopoguerra con il risultato devastante che tutti conosciamo: il fascismo!
Si sta ripetendo oggi una situazione con qualcosa che ha due millenni e mezzo di storia nella nostra società occidentale: dalla crisi della polis greca, alla crisi della repubblica romana, alla crisi delle politiche comunali e, più vicino a noi e, quindi, più scottante, alle crisi delle democrazie nel secolo scorso in Germania, Italia, Spagna, Portogallo (per non parlare delle crisi nell’America Latina e nell’impero russo).
Risultato? Dittature di tutti i tipi e di tutti i colori. Ma sempre e solo dittature. E mi chiedo, per l’ennesimo volta mi chiedo, ma perché la Storia non insegna nulla? Ci hanno insegnato che Istoria est magistra vitae. E, allora, devo proprio pensare che è una pessima maestra perché non è ascoltata, nemmeno per sbaglio.
Per tornare a quanto scrive Montolli, ritengo che non le strutture democratiche, cioè i partiti, devono essere bypassate, ma le persone che le occupano. Sono le persone che vanno cambiate, perché senza le strutture fondanti la nostra democrazia come le hanno per noi conquistate con il loro sangue, la loro vita, il loro coraggio, i giovani della Resistenza, senza i partiti crolla la democrazia e vince solo chi urla di più, chi promette di più, chi fa sragionare di più. Non vince il migliore. Vince il peggiore. Vince la pancia. Non vince il cervello.
E poi, la nostra giovane democrazia deve maturare, crescere, rinforzarsi, vivere nel rigore, nella sobrietà, e, aggiungo, vivere nel pudore.
Tanti anni vissuti fra i giovani mi hanno insegnato che le giovani generazioni sono sempre meglio di quelle che le hanno precedute, ma poi, col tempo, si adagiano, perché il potere, piccolo o grande, se non è verificato, controllato, e controbilanciato non solo corrompe, ma, il che è peggio, abitua alla sopportazione e, alla fine, è capace di convincerti che va bene così: i ristoranti sono pieni, gli stadi sono pieni, le sale da ballo sono piene, le feste sono ovunque. Che volete ancora?
Ripeto: vogliamo riconquistare i valori e mandare a casa chi questi valori calpesta e insegna a calpestarli. Ma non vogliamo rinnegare la nostra storia migliore che ha nella Carta Costituzionale il salvacondotto per la libertà, non per le libertà: per la Libertà. La Libertà che costa ed ha il peso specifico più alto che si conosca.
Francesco Butturini
Beppe braga
11/01/2014 at 21:05
Perché non promuovere un incontro su cui riflettere, ma poi, rilanciare anche un progetto mirante al recupero della partecipazione diretta della gente, in cui chi partecipa dovrà farlo senza bandiere, posizioni e preconcetti, e disponibile ad ascoltare, senza pretendere di voler esprimere
posizioni da protagonista. La crisi della rappresentanza deriva proprio dal
voler imporre a tutti i costi ed a volte con supponenza posizioni che spesso
non vengono condivise. Ma ci rendiamo conto che a votare, ormai, ci va’
appena poco più del 50% degli elettori? E chi governa , in una confusa
coalizione piena di contraddizioni, esprime circa il 55% del poco più del
50% degli elettori? Se tiriamo le somme risulta che il risultato e’ sconfortante e nonostante ciò chi governa ritiene di poterlo fare perché
si sente in maggioranza! Ma in che paese viviamo! La maggioranza, quindi,
è quella che con l’astensione non si riconosce in nessun schieramento e chi
governa e’ convinto di rappresentare una maggioranza che, purtroppo,
non potrà esistere con questo sistema elettorale, fondato sulla palese
arroganza di una classe politica da prendere a calci nel culo e da mandare
all’inferno.
e’ chi governa e convinto
,
Redazione
12/01/2014 at 11:06
Gent.le sign. Giuseppe, vedo che si è appassionato a quanto scriviamo. Perché non viene a trovarmi per un caffè? La redazione è al numero 10 di Lungadige Re Teodorico e il mio numero di telefono è 3204209663. Giorgio Montolli
Giorgio Montolli
11/01/2014 at 09:09
Nel mio commento, certamente provocatorio, facevo riferimento all’ipotesi di aprire un dibattito al di fuori delle sedi istituzionali, come possono essere i partiti e a prescindere da una classe dirigente per quanto mi riguarda delegittimata. Per mettere in guardia da eventuali derive scrivevo anche che «I Forconi non possono essere la soluzione, ma solo il sintomo di un profondo disagio». E concludevo dicendo che non è la politica così come oggi la conosciamo che può dare certe risposte, semplicemente perché, anche quando si definisce aperta e progressista, poi nei fatti è ipocrita, conservatrice e autoreferenziale (con rare eccezioni). Questo mondo negli anni ha escluso – e direi anche emarginato – le persone migliori della società civile, forte di un’idea di partito intesa come apparato a protezione della mediocrità o delle carriere. Far parlare chi pur avendo qualcosa da dire ha taciuto per troppo tempo è a mio avviso assolutamente urgente e necessario (ed è anche una delle ambizioni di questo giornale) tanto da insistere sulla necessità di creare spazi nuovi di confronto.
Per il resto, caro Francesco, su certi pericoli che purtroppo si vedono all’orizzonte e sui sacrifici su cui è costruita la nostra democrazia non posso che essere d’accordo.
Giorgio Montolli
francesco butturini
11/01/2014 at 19:33
caro Giorgio,
ci siamo sentiti e quanto adesso scrivi è serio ed importante. Allora, forse, sarebbe il caso di ripartire da capo, come fossimo (e forse siamo) all’inizio di un tempo nuovo. Ci può aiutare anche un papa Francesco con la sua chiarezza, sobrietà e apparente semplicità. Forse saerbbe ilc aso, dicevo, di ripartire da capo. Non da zero, ma proprio dalla nostra carta costituzionale che tanti hanno voglia di cambiare (già vi hanno provato nel 2006) perché, evidentemente, dà loro fastidio. A me, personalmente, non andava e non va nemmeno il cambiamento del titolo V! dai che sei in grado ai allargare il dibattito: chiama gente e vedrai che tanti verranno, soprattutto quelli, comne scrivi tu, che non hanno mai parlato o non sono mai stati ascoltati.
un caro saluto
Francesco