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Se la situazione è grave e se i partiti non dicono più nulla

L’idea di bypassare una classe dirigente inconsistente, che ha fallito nel compito di indicare la strada e che è ostile al cambiamento non è da scartare se serve a dare spazio a chi avrebbe qualcosa da dire

Un colpo di reni. E’ quello che ci vorrebbe per Verona e non domani, tra un mese o tra un anno. Adesso. Come il resto del Paese anche la nostra città risente di una crisi che ancora prima che economica è morale, come questo giornale sta denunciando in un crescendo di interventi. Non c’è più a Verona una classe dirigente che indichi un orizzonte verso cui convergere e che impedisca alla società civile di ridursi a tanti individui privi di un sogno comune.

Nella dirigenza di banche, fondazioni, nei consigli di amministrazione, nei gangli produttivi, nella gestione dei media, nelle associazioni di categoria nella chiesa e nei partiti prevalgono una logica corporativa a tutela delle posizioni raggiunte, dei privilegi, dei patrimoni accumulati negli anni con una incapacità o voglia di comprendere quale sia, in una comunità umana con la nostra storia, la fondamentale missione di chi si trova in una posizione di privilegio.

I drammi umani, sociali e ambientali che ne derivano finiscono sotto il tappeto, ma si vedono nell’aumento del numero dei suicidi, nel vicino che pranza alla mensa dei poveri, nell’anziana che rovista nel cassonetto, nel parente vittima della ludopatia, nelle famiglie distrutte dall’alcol e dalla droga, nella solitudine degli anziani, nelle donne umiliate, nell’aumento della piccola criminalità, nella discriminazione tra le classi sociali, nell’abbandono scolastico, nei cervelli in fuga, nell’inconsistenza di tanti giovani a cui mancano gli strumenti per stare a galla, nella politica clientelare, arraffona e ignorante che pianifica la distruzione dell’ambiente vitale.

I Forconi non possono essere la soluzione, ma solo il sintomo di un profondo disagio, e questo in parte vale anche per il comico Beppe Grillo. Però l’idea di bypassare le sedi istituzionali, che hanno fallito nel compito di indicare la strada, per sentire la voce di tutti e soprattutto di coloro che in momenti come questi avrebbero qualcosa da dire non è da buttare e meriterebbe qualche riflessione: a chi tocca infatti, in tempi così cupi, proporre qualcosa di costruttivo? A questa classe dirigente? Alla politica così come oggi la conosciamo? Forse non più.

Giorgio Montolli

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La democrazia è una conquista, cambiamo le persone

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1 Comment

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  1. francesco butturini

    10/01/2014 at 16:03

    ma a chi tocca, allora?
    chi si è fatto avanti con queste stesse sacrosante domande ed esigenze cade nel vuoto della mancanza di una struttura solida di riferimento e cade nel populismo più inquietante, storicamente già vissuto nel primo dopoguierra con il risutlato devastante che tutti conosciamo: il fascismo!

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