Tretti pur partendo da un presupposto ideologico – l’impersonalità del potere economico che guida la Storia – ne abbatte tutte le costruzioni esteriori, non risparmia alcun pseudo-riformismo e ci mostra «il re nudo»
Giovedi 19 dicembre 2013 al Circolo del Cinema hanno ridato, dopo 40 anni, Il Potere (1971) del regista veronese Augusto Tretti, per onorarne la sua recente scomparsa. In sala l’amico Franco Piavoli che ne ha ricordato l’intreccio di biografia e produzione artistica. Il film ottenne un grande successo alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia dove fu presentato. Marginalizzato ovviamente nelle sale del circuito istituzionale, in perfetto accordo quindi con la tesi sostenuta dal film.
Ero ancora uno studente di liceo quando lo vidi per la prima volta al Circolo e poi successivamente al Cineforum Mazziano. Devo dire che l’emozione, pur inevitabilmente rielaborata dal Tempo e dalla Storia, è stata di pari intensità. Uno stile minimalista, ma sul quale si affacciano i grandi maestri del cinema, soprattutto nel gioco delle inquadrature angolate che accentuano il pathos delle scene. Il punto di vista del film è dichiaratamente marxista nel rapporto che sempre intercorre tra struttura economica e sovrastrutture culturali. «Un mito» per chi in quegli anni si avvicinava alla politica, sempre radical, comunque la si pensasse.
Il cinema non è però solo contenuto, ma soprattutto è la sua forma estetica. Ed è proprio questa che fa grande il lavoro di Tretti. La sua capacità di essere contemporaneamente coinvolto e spettatore distaccato di fronte all’epifania del potere che in un’ora e mezza si snoda dall’età della pietra fino ai giorni nostri. Sì, nostri, perché anche quanto accaduto nei 40 anni successivi a quella rappresentazione cinematografica può essere ricondotta a quel tipo di racconto.
Il potere è molto intelligente e assume il mefistofelico fascino del male. La sua capacità è quella di adattarsi sempre alle nuove situazioni, o meglio di piegare sempre le nuove situazioni ai propri fini, fino al punto di impugnare con molta disinvoltura anche la falce e il martello davanti al sol dell’avvenir, scena che tanto fece irritare Gianni De Michelis, prossimo onorevole alla Camera dei Deputati.
I tempi dettero però a Tretti tanta, ma tanta ragione. Un messaggio che si potrebbe immaginare cupo e drammatico anche nella scenografia, invece così non è. Prevale sempre la leggerezza che si esprime nella forma dell’ironia e dell’autoironia. Ironia nel momento in cui le maschere del potere cadono a terra mostrando tutta la loro inconsistenza che invece è riuscita incredibilmente ad ammagliare tanta gente per tanto tempo. Ogni riferimento all’attualità non è assolutamente casuale.
Autoironia perché si riesce a sorridere della debolezza umana, preda della paura, della disperata speranza, dei suoi idoli dai piedi d’argilla. Si scorge il riso tragico e liberatorio della commedia dell’arte che sempre ha osato sfidare il potere.
Un film che pur partendo da un presupposto ideologico, l’impersonalità del potere economico che guida la Storia, e che oggi ha assunto il carattere onnipresente ma invisibile della Finanza, ne abbatte tutte le costruzioni esteriori, non risparmia alcun pseudo-riformismo, ci mostra «il re nudo». In altri termini, ci consegna uno spirito critico, profondamente laico, disincantato, ma che non rinuncia mai a respingere la cosiddetta oggettività dei fatti.
Paolo Ricci

Paolo Ricci, nato e residente a Verona, è un medico epidemiologo già direttore dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Agenzia di Tutela della Salute delle province di Mantova e Cremona e già professore a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia in materie di sanità pubblica. Suo interesse particolare lo studio dei rischi ambientali per la salute negli ambienti di vita e di lavoro, con specifico riferimento alle patologie oncologiche, croniche ed agli eventi avversi della riproduzione. E’ autore/coautore di numerose pubblicazioni scientifiche anche su autorevoli riviste internazionali. Attualmente continua a collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità per il Progetto pluriennale Sentieri che monitora lo stato di salute dei siti contaminati d’interesse nazionale (SIN) e, in qualità di consulente tecnico, con alcune Procure Generali della Repubblica in tema di amianto e tumori. corinna.paolo@gmail.com
