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Opinioni

La vera storia della Stella in Bra nata per essere itinerante

«Pensavamo che la Stella sarebbe dovuta andare a Gerusalemme come prima tappa, quindi a Mosca, come seconda tappa, e poi a Pechino…»

Con riferimento all’articolo «Serve una squadra di sponsor per garantire la stella in Bra» pubblicato sul quotidiano L’Arena, vorrei ricordare qualcosa che mi sembra non ricordino né la giornalista Elena Cardinali (ma forse è troppo giovane per ricordare quanto avvenne nell’agosto e nell’autunno del 1984) né Giuseppe Manni, che invece dovrebbe ricordare.

Presepi e stella sono il frutto di un invito di Alberto Pavesi, presidente di Verona tutto l’anno (un gruppo di rappresentanti delle istituzioni veronesi: Camera di Commercio, che presiedeva; assessorati vari, associazioni e quello che allora si chiamava Provveditorato agli studi che rappresentavo in quel gruppo): far vivere la città anche in inverno, magari proprio l’Arena e la Brà.

Pavesi chiedeva a me e a Olivieri di dargli delle idee. Gli proponemmo i presepi e una stella che li annunciasse. Sui presepi, insieme con Alfredo Troisi che rappresentava i commercianti ed era colui che coordinava il nascente gruppo formato dai presepisti locali e quelli nazionali (soprattutto lombardi che visitammo nel loro museo-magazzino di Dalmine) ci si mise presto al lavoro.

Per la stella l’incarico lo prese Rinaldo Olivieri e ne discutemmo in più occasioni (credo che Gorni ricorderà l’incontro fra lui Olivieri e il sottoscritto alla Cappa e quel gesto rapido e ispirato di Olivieri che disegnò la stella e ce la propose) seguendo un principio ideale, un’utopia: la stella, se fossimo riusciti a realizzarla (intanto c’era solo il bozzetto in cartone fotografato da Vincenzo Sergio e poi, realizzato al computer, messo a copertina del primo catalogo dei presepi) non doveva fermarsi in Brà, ma viaggiare per il mondo: una sede nuova ogni anno come ambasciatrice e messaggera di pace. Verona diventava così città della pace, dell’amicizia tra i popoli, città dell’amore (e non solo per Giulietta) e della fratellanza.

Allora pensavamo che sarebbe dovuta andare a Gerusalemme come prima tappa, quindi a Mosca, come seconda tappa, e poi a Pechino… Un’utopia. Un sogno di due sognatori quali eravamo io e Olivieri (io lo sono ancora). E poi avevamo rivolto il pensiero alle ventisette Verone che sono sparse per tutto il mondo, fondate da nostri concittadini emigrati. Anche per loro la stella sarebbe stata un bellissimo segno di amicizia e di fratellanza con la città madre.

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Allora, se i presepi non si dovessero fare più, perché non realizzare finalmente, dopo trent’’anni, il progetto come era stato ideato all’origine?

Francesco Butturini

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«Stella e presepi in Bra, alcune precisazioni sulla genesi»
«Serve una squadra di sponsor per garantire la stella in Bra»

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