Verona al voto (tutti i dati). Renzi ha vinto in una società dove la distanza abissale che segnava la distinzione tra pubblicità commerciale e discorso politico progressivamente si annulla
Anche ad una lettura superficiale dei documenti programmatici dei 3 candidati delle primarie PD, emergono nettamente le differenze: l’intellettualismo continuista di Gianni Cuperlo, il blairismo di Matteo Renzi, la posizione radical di Pippo Civati. Tre anime del partito che, pur sotto diverse spoglie generazionali, hanno sempre dialetticamente convissuto. Ricordiamo, solo per citare alcuni esempi del passato, la navigazione travagliata di Enrico Berlinguer, la tradizione migliorista da cui proviene il presidente Giorgio Napolitano, l’eresia del Manifesto.
Ritornando al presente, tre prospettive ben caratterizzate e opportunamente in competizione tra loro. Come spesso purtroppo accade, non sono però i contenuti ad occupare il palcoscenico. Prevale la forma con cui essi sono espressi, oggi, si dice, comunicati. La questione è che il programma di un partito non costituisce un’opera d’arte, ma qualcosa di più prosaico, per quanto elevato a valore civile.
Il carisma ha sempre attraversato la Storia, caratterizzandone i personaggi, cui spesso la cosiddetta volontà popolare ha affidato i propri destini. L’Italia, forse più per provincialismo che per scelta consapevole, o forse ancora per esorcizzare la dittatura del Ventennio, non si è lasciata coinvolgere durante tutto il periodo della prima Repubblica, dal mito del capo indiscusso. La direzione di tutti i partiti italiani, di centro, destra e sinistra, si è sempre connotata per una pluralità della leadership. Dobbiamo arrivare agli anni ’80 del decisionismo craxiano per osservare una netta inversione di tendenza. Con il berlusconismo si perfeziona questa mutazione politica che risucchia anche partiti di ispirazione decisamente differente. Sul loro simbolo compaiono per la prima volta i nomi dei leader e le loro gigantografie campeggiano in periodo elettorale. Tutti vogliono apparire giovani, moderni, aperti all’innovazione e soprattutto telegenici. La distanza abissale che segnava la distinzione tra pubblicità commerciale e discorso politico progressivamente si annulla. La competizione, sempre più urlata e meno ragionata, diventa gara tra venditori. La semplificazione del messaggio assurge ad imperativo categorico e degenera in semplicismo. Si leggono meno libri e meno quotidiani. Per fare politica non sembra più necessario seguire un percorso formativo ed acquisire una specifica esperienza di amministrazione delle cosa pubblica. E’ più importante «bucare il video». Si assiste quindi ad un travaso disinvolto di personaggi dal mondo dello spettacolo a quello della politica, e viceversa.
Anche le primarie del PD, aperte a tutti i cittadini e non solo agli iscritti, per quanto costituiscano una coraggiosa scelta democratica, non possono non risentire di questo clima. E la vittoria di Renzi lo incarna perfettamente. Sulla scia di quest’onda, anche i sondaggi registreranno un balzo in avanti per il PD. Il rischio è l’effimero della merce governata dal mercato dell’usa e getta. E’ facile lanciare parole d’ordine anche condivisibili, quali l’eliminazione del Senato, delle Province, il sistema elettorale dei sindaci mutuato anche per l’elezione del premier, il contrasto alla politica recessiva europea, all’evasione fiscale, ecc. Molto più difficile farle andare oltre l’annuncio, non certo per incapacità o negligenza, ma perché bisogna fare i conti con i rapporti di forza oggettivi.
Illusioni e disillusioni si susseguono in modo tumultuoso e lasciano il deserto dietro di sé. Attenzione al frutto avvelenato della vittoria. Bersani docet. L’importante è esserne consapevoli e cercare di strutturare un percorso convincente e verificabile. In bocca al lupo Segretario.
Paolo Ricci

Paolo Ricci, nato e residente a Verona, è un medico epidemiologo già direttore dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Agenzia di Tutela della Salute delle province di Mantova e Cremona e già professore a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia in materie di sanità pubblica. Suo interesse particolare lo studio dei rischi ambientali per la salute negli ambienti di vita e di lavoro, con specifico riferimento alle patologie oncologiche, croniche ed agli eventi avversi della riproduzione. E’ autore/coautore di numerose pubblicazioni scientifiche anche su autorevoli riviste internazionali. Attualmente continua a collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità per il Progetto pluriennale Sentieri che monitora lo stato di salute dei siti contaminati d’interesse nazionale (SIN) e, in qualità di consulente tecnico, con alcune Procure Generali della Repubblica in tema di amianto e tumori. corinna.paolo@gmail.com

chiara stella
10/12/2013 at 14:34
mi pare saggio stare a vedere …ricordandosi che con Renzi ci sono Andrea Segrè, Fassino, Paola Concia, Del Rio , Carlo Petrini…insomma non proprio figure che confondono il messaggio pubblicitario con il discorso pubblico…
Paolo Ricci
12/12/2013 at 00:53
D’accordo, ci sono figure che confondono e altre che non confondono. La questione però è la risultante che deriva dall’azione delle diverse componenti, perchè è questa che determina la linea e lo stile comunicativo del partito. Anche nel famigerato Pentapartito c’erano indubbiamente delle persone per bene, questo non ha impedito comunque la degenerazione politica che ha portato a Tangentopoli, perchè la risultante è andata in questa direzione. Comunque è giusto accettare la sfida di misurarsi sulle cose, aperti reciprocamente a modificare la propria opinione (o speranza) nel dibattito pubblico.
Rosella Panozzo
10/12/2013 at 12:30
Mi ha colpito in quest’ultimo periodo constatare il favore per Renzi anche da parte di persone
da cui non me lo sarei aspettata…! Credo sia dipeso in gran parte proprio dalla voglia di credere nella possibilità di un cambiamento vero, dalla voglia di credere di poter sperare ancora…è come se le persone dicessero, parafrasando il verso di una celebre canzone:
‘proviamo anche con questo…non si sa mai…’…Mi preoccupa, tra l’altro, proprio il salto tra le enormi aspettative delle persone e le possibilità concrete di cambiare le cose…anche perchè un vero cambiamento richiede tempi lunghi e lavoro paziente…non vorrei che molti si aspettassero invece un intervento ‘salvifico’…’un uomo della provvidenza a sinistra’….
Vedremo, vedremo…