A Venezia per protestare contro la cementificazione del Veneto i rappresentanti veronesi di Legambiente, Comitato di cittadini contro il traforo delle Torricelle, Comitato contro l’inceneritore di Ca’ del Bue, Valpolicella 2000, Amici della Bicicletta
Sabato 30 novembre 150 associazioni e comitati veneti hanno manifestato a Venezia contro le grandi opere e la cementificazione del territorio veneto. L’evento è il seguito di una serie di iniziative di protesta iniziate lo scorso luglio con il digiuno del sacerdote vicentino don Albino Bizzotto, fondatore di Beati i costruttori di pace, per denunciare che «il Veneto, insieme alla Lombardia, è la regione più cementificata d’Italia, ed è “appesantito” da un’enorme quantità di progetti in corso».
Alla manifestazione hanno partecipato diverse realtà di Verona, tra cui: Legambiente, Comitato di cittadini contro il traforo delle Torricelle, Comitato contro l’inceneritore di Ca’ del Bue, Valpolicella 2000, Amici della bicicletta .
«L’elevata partecipazione ha permesso di evidenziare che ci sono cittadini consapevoli di ciò che sta accadendo in merito alle grandi opere» dice Giampaolo Ventoruzzo, del Comitato di cittadini contro il traforo delle Torricelle. «E ciò è stato possibile grazie all’azione di don Bizzotto che ha cercato di mettere assieme le varie realtà venete per un’azione comune contro la cementificazione».
«La manifestazione è andata come ci si aspettava» dichiara Daniele Nottegar, del Comitato contro Ca’ del Bue, «e speriamo possa avere a breve risvolti positivi con una moratoria sulle grandi opere, perché i disastri avvengono anche in Veneto, a volte causati da scelte politiche su cui si deve tornare a riflettere». Per quanto riguarda Verona, «sperando possa crescere l’interesse nei confronti del territorio scaligero, sarebbe importante fermare certe costruzioni non solo perché deturpano il territorio ma anche perché spesso hanno impatti negativi sul sociale. Si pensi ad esempio all’apertura di un nuovo centro commerciale che aumenterebbe la schiera di lavoratori nei giorni festivi».
«L’evento, che ha concluso un percorso iniziato con il digiuno del 14 agosto – dichiara Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000 – ha significato la presa di coscienza dei danni irreversibili sul territorio, spesso voluti da quei politici che, avvalendosi impropriamente dei termini del linguaggio ambientalistico, hanno invece fatto cattiva retorica, promettendo di voler fermare il consumo del territorio ma agendo di fatto diversamente».
Anche Lorenzo Albi, presidente Legambiente di Verona, è d’accordo sul fatto che «alcuni politici hanno mostrato demagogicamente un’apparente consapevolezza dei problemi senza tuttavia agire nel rispetto del territorio». Albi sostiene che «l’atteggiamento della pubblica amministrazione si può cambiare anche attraverso l’azione di sensibilizzazione della popolazione nei confronti dei problemi ambientali. Ed è questo che si è proposta la manifestazione che ha coinvolto un ampio ventaglio di associazioni, anche le più distanti».
La folla, poco più di un migliaio di persone, si è ritrovata alle 13.30 nella stazione veneziana di S. Lucia, ha percorso tutta la strada nuova, celebrando il funerale al project financing, e, attraversato il Canal Grande, è giunta alle Zattere per toccare la zona vicino a Palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, dove è comparso uno striscione con la scritta «Zaia hai tradito il Veneto».
Non sono mancati momenti di tensione nella zona della stazione, dove la protesta si è fatta più forte da parte dei centri sociali che hanno utilizzato fumogeni, pattumiera e altri simboli per rappresentare lo scempio ambientale. A san Basilio la tensione si è alzata per il confronto acceso tra No Global e forze dell’ordine.
Francesco Averna