Teatro Camploy, Verona, 25 novembre 2013, ore 19.00
“I vestiti, appesi in un armadio, come simbolo di serena quotidianità domestica, vengono violati, insanguinati, uccisi, da assassini che sempre più spesso hanno la chiave di casa”.
E’ questa la prima frase del testo con cui Iaia Zanella presenta la sua installazione nell’ambito della Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne: vuoti vestiti femminili che conservano memorie di esistenze troncate violentemente.
Nella tua visione, l’armadio si trasforma in un contenitore di anime
Sì, come idea sono partita dalla mia immagine molto laica del concetto di anima che è ciò che le persone care ti lasciano dentro quando vengono a mancare e sono i ricordi, gli affetti, i profumi, l’essenza vera e propria della persona che non c’è più.
Questa eredità assume un valore particolare quando si viene a mancare per un atto di violenza?
No, non necessariamente, ma in particolare il pensiero di tutte queste donne morte violentemente è presente, e deve entrare in ognuno di noi. Per questo sono partita dall’idea degli abiti appesi in un simbolico armadio che ricorda la serenità di una casa e riporta all’essenza delle persone che li hanno indossati.
Un’impronta che resta, malgrado tutto? Qualcosa che ci viene trasmesso?
In un certo senso sì. Riporto un ricordo: quando morì la mia mamma, e io dovetti svuotare il suo armadio, affondavo il viso tra i suoi vestiti e sentivo il suo profumo e non riuscivo a staccarmi da tutto quello che era stato suo; poi improvvisamente è stato come se l’essenza pura di mia madre mi fosse entrata dentro e finalmente ho svuotato l’armadio, tanto lei era dentro di me.
La tua installazione vuole suscitare le stesse sensazioni, anche se attraverso un simbolo?
Sì, vuole creare un’emozione e attraverso essa indurre a riflettere su quello che sta accadendo. E il simbolo proposto ha per me un grandissimo valore se si pensa che questa installazione è nata anche grazie alle molte donne che mi hanno donato un loro abito bianco.
E’ importantissima questa cosa!
All’ingresso, gli spettatori che si recano a teatro per entrare in sala passeranno sotto una selva di targhette da obitorio con i nomi delle oltre duecento vittime di femminicidio degli ultimi due anni. E’ una realizzazione congiunta di Iaia Zanella e Giancarlo Beltrame.