Lunedì 25 novembre 2013, si celebra la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza sulle Donne. A Verona il panorama di iniziative, spettacoli, incontri e performances, frutto delle molteplici sensibilità sul tema, è vastissimo. Singolare è il contributo della comunità internazionale dei mobileartisti che per il secondo anno consecutivo ha accolto l’invito di Giancarlo Beltrame partecipando al progetto SVAW! – Stop Violence Against Women.
Quando ci incontriamo, Beltrame sta ripassando ancora una volta il video. L’impatto è duro, una sequenza di immagini che scorrono veloci, a volte ancora più accelerate, che dà con immediatezza il senso della violenza e della sua stupidità.
– Quante sono le immagini pervenute?
«Per SVAW! 2/013 sono state quasi quattrocento le immagini sul tema proposto fatte pervenire attraverso una sinergia tra i gruppi creati ad hoc nei social network Facebook e Flickr».
– Sono molti gli artisti che hanno aderito?
«Sono novantuno: da ogni parte del mondo hanno inviato le proprie opere d’arte create esclusivamente su smartphone o tablet. Il gruppo più numeroso, 24 ossia circa un quarto, è quello degli statunitensi; gli Usa infatti sono il Paese dove maggiormente si sta affermando questa forma d’arte. Segue l’Italia, con 10, di cui la metà di Verona, dove si sta formando una piccola scuola scaligera di iPhoneArt. 41 sono gli europei, provenienti da Gran Bretagna (7), Germania (6), Portogallo e Francia (4), Olanda e Norvegia (3), Svezia, Grecia, Repubblica Ceca e Belgio (2), Irlanda, Russia, Spagna, Ucraina, Polonia e Svizzera (1). Il panorama mondiale è completato da Australia (4), Canada e Turchia (3), Indonesia, India, Messico e Brasile (1)».
– Con quale criterio è stato montato il video?
«Le immagini sono state raggruppate tematicamente – le mani, gli occhi, la bocca, i corpi, i capelli, il sangue, i fantasmi, i fiori – per esaltare le differenze interpretative pur nella similarità dei soggetti. Il risultato finale è un percorso immaginario e immaginifico nel corpo violato della donna, per rendere iconicamente l’atrocità di gesti che feriscono l’integrità fisica, psichica e spirituale».
– Il commento sonoro non è distinto dalle immagini, ma sembra avvolgerle e farne parte
«Sì, le immagini raccolte sono state montate con un accompagnamento musicale creato ad hoc dal mixaggio di suoni, musiche e rumori preesistenti, seguendo sul piano sonoro la stessa logica della manipolazione e della commistione che è alla base di quasi tutta la produzione di MobileArt quando non si limita alla mera fotografia».
– Può essere scaricato dalla rete?
«Per ora no. Il filmato, di una decina di minuti, sarà presentato nel foyer del teatro Camploy il tardo pomeriggio di lunedì 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulla donna, e rimarrà visibile in orario di apertura del teatro sino al 2 dicembre. Dopo la presentazione ne fornirò l’indirizzo e potrà essere utilizzato da chiunque».
– Nella stessa occasione sarà proiettato un altro tuo lavoro. Di che si tratta?
«E’ Francesca’s Hell, un tributo a Francesca Woodman; nata a Denver il 3 aprile 1958 morì suicida a New York il 19 gennaio 1981. Realizzò i suoi primi lavori a soli 13 anni e fu definita la prima bambina prodigio della fotografia. Cresciuta in una famiglia di artisti, il padre George era pittore, la madre Betty ceramista, visse a lungo in Italia, frequentando anche le scuole elementari a Firenze, e uno dei momenti più fecondi lo trascorse a Roma tra il ’77 e il ’78, dove studiava come borsista della Rhode Island School of Design di Providence e fece la sua prima mostra. La maggior parte delle sue fotografie sono autoscatti variamente manipolati, ma nelle sue foto compaiono talvolta anche l’amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore».
Gianni Falcone