Con la spada in pugno: secondo appuntamento di venerdì 18 ottobre del Seminario di Diotima, Comunità filosofica femminile all’Università di Verona. Generazione femminile dell’autorità. Risposte al nostro tempo è il tema guida degli incontri di quest’anno. L’aula è come sempre affollata di donne, presenze assidue di questo corso divenuto ormai storico nelle attività dell’ateneo. L’argomento è del resto molto coinvolgente e vede poi la partecipazione di Luisa Muraro, una delle fondatrici di Diotima, oltre che intellettuale di riferimento del femminismo italiano e internazionale.
Nell’occasione è la filosofa ad introdurre l’argomento, a presentare la figura dell’autorità nel novero dei «beni immateriali», beni non fisici riscoperti dalla nuova economia di mercato e tradotti nella produzione. Considerati un tempo in posizione subordinata rispetto alla struttura economica marxianamente intesa, perché ricondotti alla sfera psicologica del soggetto, ora assurgono nel mercato a beni prodotti con forte valore simbolico. La fiducia, le relazioni, l’autostima, l’immagine di sé, la voglia di vincere sono alcune delle «entità» in questione che configurano un ordine diverso da quello tecnico-organizzativo. Tra queste, l’autorità. Un cambio di registro dunque, esito di una rivoluzione culturale che trova il suo fulcro nella consapevolezza che tra mondo interiore ed esteriore c’è interazione.
La riflessione si concentra sullo scritto autobiografico di Sandra Divina, già allieva della Muraro, ora insegnante a Bolzano. E’ il racconto di un’esperienza negativa di autorità, agita in famiglia, nel difficile rapporto con la madre. Una storia problematica, ancora molto carica di risentimento. Narra di una madre dominante, di un abuso di potere sulla figlia attraverso minacce, ricatti, inganni. Un potere colpevolizzante. Una madre insomma cattiva, una vita insopportabile. Se ne evince una immagine di autorità ancora di memoria patriarcale, paradigma di tirannia e vessazioni. «Ma in Italia» afferma Sandra «non esiste la possibilità di divorziare dai genitori ed allora il bambino cerca di salvarsi come può». Nel suo caso, le strategie di difesa consistevano, da piccola, nel rifugiarsi in un mondo fantastico, nel ripromettersi che un giorno la bimba grande avrebbe saputo trovare delle spiegazioni convincenti a quanto subiva. Da adulta, un cammino psicoanalitico per recuperare autostima, vincere le insicurezze, le paure prodotte da un’educazione catastrofica. Poi l’incontro con le donne, la nascita della figlia, il sostegno importante dell’operatrice di un centro contro la violenza. Ora che la madre non c’è più, si sente liberata, può urlare «NO!» a quel detto tradizionale ipocrita «Sono comunque i tuoi genitori».
Il racconto è toccante, turba, forti sono le proiezioni stimolate. Il rapporto madre-figlia tutte ci interpella. La discussione si arricchisce di altri vissuti, prospettive di pensiero che cercano di allargare il discorso, di liberare così la figura dell’autorità dall’ottusità dell’autoritarismo in cui rimane spesso irretita. Per rivalutarla in un significato più politico che, proprio a partire dalla radice del suo etimo (aug-eo, aug-urio, aug-usto) indica una forza misteriosa che, come bene esemplifica il filosofo Émile Benveniste, fa crescere, promuove lo sviluppo sociale, crea mondo. Autorità quindi interpretata alla luce di un campo semantico molto più ampio.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it
