Venezia, Fondamenta “Le Zattere” del Canale della Giudecca, ore 18.45 di sabato 21 settembre: in pochi minuti passano 4 delle 10 Grandi Navi previste che solcano poi il bacino di San Marco affollato di traghetti, gondole e piccole imbarcazioni da diporto. Uno spettacolo sconvolgente innanzitutto per l’aggressione del “paesaggio”, quello che dovrebbe essere tutelato dall’art.9 della nostra Costituzione Repubblicana (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione). Una triplice aggressione: estetica, perché deturpa una bellezza patrimonio dell’umanità; strutturale, perché ne mina le fondamenta come conseguenza dello spostamento di un’enorme massa d’acqua e perché ne mette a repentaglio l’integrità per l’incombente rischio d’impatto con le banchine, nonché di collisione con altri natanti; sanitaria, per l’emissione dai fumaioli di gas di scarico che sarebbero inammissibili per una qualsiasi attività industriale. Tutto questo accade da oltre un decennio con un’accelerazione iperbolica.
Progressivamente si sono mobilitati semplici cittadini riuniti anche in Comitati, uomini dello spettacolo e della cultura, media locali, nazionali ed internazionali. Gli ultimi sono stati i nostri (non dimentichiamolo mai) rappresentanti istituzionali, i cosiddetti “politici”. La loro risposta è stata debole, temporeggiatrice e contraddittoria, quando non apertamente a favore dello scempio. In primis, Paolo Costa, prima Sindaco di Venezia, poi ministro del governo Prodi, quindi europarlamentare e ora, dulcis in fundo, Presidente della Autorità Portuale Veneziana che, da una parte è tenuta a vigilare sul traffico in Laguna, dall’altra è azionista di riferimento della Società Venezia Terminal Passeggeri che incassa gli utili del transito delle Grandi Navi.
Ancora una volta emerge chiaro e tondo che il conflitto di interessi non è solo un problema di Berlusconi. Un affare da un milione di euro al giorno, secondo le stime di economisti dell’Università Ca’ Foscari. Paolo Costa appartiene allo stesso partito del senatore Felice Casson, il PD. Una contraddizione colossale che oggi neppure la Chiesa potrebbe più permettersi, soprattutto dopo “la svolta” (questa sì) di Papa Francesco.
Bisogna che il PD decida finalmente da che parte stare sulle questioni ambientali: inceneritori, grandi opere, trivellazioni del sottosuolo a fini estrattivi, attività industriali inquinanti, mobilità, privatizzazioni dei beni comuni. Vertiginose oscillazioni non sono più accettabili e saranno destinate a costare altri milioni di voti in meno, a sentire dai commenti che non solo i veneziani, ma tanti altri “foresti” esprimevano al proposito. Il Decreto Clini-Passera ricorda tanto il Gattopardo (cambiare affinché nulla cambi): da una parte vieta il transito delle Grandi Navi in Laguna, dall’altra ne rimanda l’attuazione ad un futuro improbabile, in quanto subordinato alla “disponibilità di vie di navigazione praticabili e alternative a quelle vietate”.
Ma fino a quando li dobbiamo sopportare? E con chi ce la dobbiamo prendere: con il Sindaco in carica, con l’Autorità Portuale, con il Magistrato alle Acque, con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con il Ministro dell’Ambiente, con il Presidente del Consiglio dei Ministri, visto che, di volta in volta, l’uno scarica sull’altro la responsabilità della decisione? Probabilmente finché “non ci scapperà il morto” che costringerà la Magistratura ad intervenire a reato ompiuto e magari a scoperchiare chissà quale immondo pentolone. Il Mose insegna. E allora i farisei della politica si stracceranno le vesti per l’ennesima invasione di campo dell’Autorità Giudiziaria, accusata di volersi sostituire agli “Eletti dal Popolo” e di muoversi incurante del danno economico che produce sul turismo del Bel Paese, soprattutto in un momento di così grave crisi. E’ la stessa storia dell’ILVA di Taranto, dei suoi effetti a cascata che hanno raggiunto anche Verona e che tanto fanno blaterare a sproposito i suoi amministratori. Ma in realtà si tratterebbe soltanto del contenuto evanescente del vaso di Pandora.
Paolo Ricci

Paolo Ricci, nato e residente a Verona, è un medico epidemiologo già direttore dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Agenzia di Tutela della Salute delle province di Mantova e Cremona e già professore a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia in materie di sanità pubblica. Suo interesse particolare lo studio dei rischi ambientali per la salute negli ambienti di vita e di lavoro, con specifico riferimento alle patologie oncologiche, croniche ed agli eventi avversi della riproduzione. E’ autore/coautore di numerose pubblicazioni scientifiche anche su autorevoli riviste internazionali. Attualmente continua a collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità per il Progetto pluriennale Sentieri che monitora lo stato di salute dei siti contaminati d’interesse nazionale (SIN) e, in qualità di consulente tecnico, con alcune Procure Generali della Repubblica in tema di amianto e tumori. corinna.paolo@gmail.com

stellla cernecca
10/10/2013 at 11:44
Venezia è pure mia, è intimamente mia, come lo è dei veneziani, degli italiani e dell’umanità tutta.
I mostri di tecnologia restano sempre mostri nelle loro dimensioni di sottomissione, oggi abbiamo bisogno di bellezza per far respirare l’animo umano e stare bene, e non di mostri che annientano, non è che ciò che è fattibile sia pure lecito, ormai passa la linea che l’illecito è legale, intendendo per illecito ciò che nuoce all’uomo, 20 milioni di turisti a Venezia all’anno non hanno bisogno di acelllerare il viaggio, perchè non c’è fine al limite e poi per i super-ricchi arriveranno ad averle gli elicotteri che atterrano in piazza San Marco.
C’è un limite alla decenza di tutti gli uomini e non il limite dei portafogli.
La logica del profitto non ha sensibilità. ha solo numeri, ma i numeri sono un’invenzione dell’uomo per fare contabilità non certo per respirare.
Anch’io sono contraria a che venga autorizzato l’ingresso di queste superpetroliere turistiche in una laguna che ha la sua storia , non ha senso attendere i danni, già l’indifferenza è un grosso danno.