Connect with us

Hi, what are you looking for?

Opinioni

Cultura e politica: un progetto che non parta dalla veronesità

Ho riletto in questi giorni testi e documenti programmatici dei responsabili della Commissione Cultura dell’attuale Amministrazione comunale, a partire da quelli del 2009. Dico la verità, mi sono sembrati un esercizio esclusivamente “politico”. Non nel senso attivo e positivo della parola. Nel senso più comune, quello che per un cittadino medio significa da sempre: presa del potere. E non lo scrivo in senso negativo, ricordando quanto diceva Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha! Per questa presa del potere, avvenuta con indiscutibili e ripetuti esiti elettorali ampiamente spostati sul municipalismo come difesa da presunti attacchi esterni (di culture, di popolazioni esterne), nei documenti è chiara una sola posizione ed un solo principio: salvaguardare la “veronesità”, il principio della “veronesità”.

Il sottoscritto (la sua famiglia è una delle antiche famiglie veronesi), veramente non sa cosa voglia dire “veronesità”. Amo la mia città, che sento mia e della gente che vi abita da ieri, l’altro ieri o da oggi o che verrà domani e posdomani. L’amo perché è bellissima, ricca di monumenti di tutte le epoche, di tutte le storie, di tutte le vicende. È stata capitale imperiale dal VI secolo agli Scaligeri: sempre come “proprietà” di condottieri esterni: Dietrich von Bern, malamente tradotto con Teodorico da Verona, non era un veronese e gli Scaligeri nemmeno; il suo santo vescovo protettore, Zeno, non è un veronese e nemmeno i Santi Fermo e Rustico sono veronesi.

Mi viene il sospetto che “veronesità” sia sempre una contraddizione. E i documenti di cui sopra, infatti, mi appaiono contraddittori, proprio nelle se pur vaghe, assai vaghe parti progettuali, laddove parlano di Verona come “polo culturale di avanguardia, di respiro locale e internazionale”. È un ossimoro esplosivo che serve solo per tappare un buco evidente che non può non essere scorto da chi ha scritto e sottoscritto questi documenti: se per “veronesità”, scrivendolo, ha pensato alla “Pasque veronesi” al “Papà del Gnocco” agli amanti shakespeariani, all’aria del Baldo (che avrà di diverso dalle altre aria dai monti?) a “se el lago fusse pocio e’l Baldo de polenta …” e forse il festival areniano è troppo recente (solo un secolo!) per far parte della “veronesità” e tanto meno il festival shakespeariano o il festival del Jazz.

Cos’altro possono aver pensato? A Berto Barbarani e il suo “lassa che i zuga!” detto dal campanile di San Zeno ai butei che rovinano a colpi di sassi i rilievi millenari della facciata? Oppure, alla povertà di certi quartieri giunta fino a pochi decenni fa? Nei documenti si propone di ripristinare i percorsi storico-artistici inventati nel 1983 dal gruppo di “Verona tutto l’anno” (ve lo ricordate quel gruppo?), e allora risulta ancor più evidente la contraddizione:


percorso romano (Verona non era città romana, fu conquistata da Roma) 
– percorso medievale (Longobardi, Franchi; gli Ungari si fermarono sul monte Ongarine – il monte Crocetta – e distrussero tutto ciò che era fuori le mura, abazia benedettina di san Zeno compresa)
percorso comunale (una caratteristica del Comune fu una prima timida apertura della città all’esterno)
– percorso scaligero (gli Scaligeri non erano veronesi e la loro cultura curtense era squisitamente internazionale)
percorso veneziano (anche oggi fra Verona e Venezia, la Dominante, c’è qualche ruggine di troppo)
percorso austriaco (!)
Dov’è la “veronesità”?

Advertisement. Scroll to continue reading.

Per me sta proprio in questa globalizzazione ante-litteram che la nostra comunità ha vissuto da sempre e che una, se pur veloce, lettura delle più belle testimonianze della sua storia (da Maffei a Biancolini) dimostra sempre dinamicamente aperta, soprattutto al Nord Europa: dagli Ottoni, che qui tennero i loro placiti, ai vescovi e agli abati della allora potente abazia di San Zeno: erano germanici, fino a Napoleone.

Ancora: dov’è la “veronesità” di cui continuano a parlare gli estensori di quei documenti? Non è che sia semplicemente un “adesso che ho vinto faccio quello che voglio senza guardare in faccia nessuno!” e, soprattutto, quella filosofia del “porovecismo” che è la risposta che ti senti dare spesso da un veronese quando gli chiedi come va: “da pori veci!”. Un ricordo subliminale della necessità di non alzare troppo la testa perché non te la taglino: Venezia, prima, e l’Austria dopo? È questa la veronesità? È il “porovecismo”?

Allora sarebbe più spiccio tornare al “chi drento, drento, chi fora, fora”: chiudere le porte della città e tornare a far guerra, in ordine storico: ai sanbonifacesi, ai vicentini, ai padovani, arrivando fino a Lucca… ecc. Una bella soluzione, non vi pare? E “riconquistare” territori conquistati, rifare la signoria, magari allargarla?

Sì, sto sicuramente esagerando. Per ironia. Per scherzo. Però la storia qualcosa dovrà pur insegnare anche a chi non la ricorda sempre bene: siamo passati dall’universalismo romano, alla frantumazione medievale, più anarchia generale che certezze amministrative e giuridiche; ai Comuni, alla Signoria, ai Principati, alla Repubblica di Venezia (per restare in città: non Repubblica di Verona!), agli Stati risorgimentali, all’Unione Europea. Si può sempre tornare indietro e ricominciare da capo!

Credo che i silenzi dei documenti che ora elencherò nascano proprio da questa confusione di fondo che si nasconde dietro questa idea, questo principio di salvaguardia della “veronesità”, che si pensa contemporaneamente “locale” e “internazionale” (forse perché sono 27 le Verona nel mondo?).

Nei documenti non si dice nulla delle imprese culturali di Verona fino ad oggi attive o in progetto (con pregi e difetti come tutte le umane imprese):
Centro internazionale di fotografia degli Scavi Scaligeri
Museo di Storia Naturale (il secondo in Italia per importanza e antichità)
Ex Arsenale: promesso credo a un centinaio di enti vari
Mura scaligere, veneziane, austriache e relativi percorsi?
Castel San Pietro e funicolare
Che ce ne faremo di tutto quel ricco corredo di attività teatrali e musicali estive: dal Festival Shakespeariano al Festival Jazz, al teatro nei cortili e nei teatri? 

Advertisement. Scroll to continue reading.

Per la verità, sinceramente, mi auguro che i documenti che ho letto siano solo testi “politici” nel senso che dicevo sopra e che la Commissione attuale faccia veramente un progetto culturale per la mia amata Verona. Un progetto che sia attento al territorio e alla sua storia, nel contesto della contemporaneità che è, che lo si voglia o no, che se ne abbia paura o no, globale e globalizzante. Quindi:
affidarsi alle mani di esperti operatori culturali che ci sono e vivono anche in Verona o che le sono amici
Stabilire rapporti con l’Università e la Scuola veronese che vantano primati nazionali singolari a vari livelli
Stabilire rapporti con il Conservatorio
Stabilire rapporti con l’Accademia di Belle Arti, purché, con il nuovo statuto abbia la fantasia e il coraggio di uscire allo scoperto con proposte operative per i giovani, e si liberi da tanto vecchiume che per troppo tempo l’ha relegata ai margini della sua storia plurisecolare
Stabilire rapporti solidi con le città vicine che già hanno aperto il loro territorio al resto del mondo: Rovereto e il MART, Bolzano e il Museion, Mantova e Palazzo Te, Parma e la Pilotta, Modena e il Foro Boario, Venezia e la Biennale, Brescia e il centro polivalente di Santa Giulia che sicuramente diventerà polo internazionale
Fare della Fiera di Verona un punto di raccordo e di confronto più forte e più culturalmente determinato, aperto non solo alle esposizioni, ma anche a incontri e dibattiti, come già avvengono in altri centri cittadini di spessore e livello superiore
Stabilire accordi forti con i punti di comunicazione europei e mondiali: i borsini turistici che aprono le porte del grande turismo (non solo del mordi e fuggi) se hai progetti interessanti. E sono sicuro che ci sono anche in Verona.
Questa mi sembra una buona veronesità, rispettosa della storia della mia amata città. E non aver paura del futuro e del presente; non aver paura di cambiare e di camminare per le strade del mondo senza trucchi, presunzioni o illusioni, perché Verona non è l’ombelico del Mondo, ma è nel Mondo.

Francesco Butturini

Written By

1 Comment

1 Comment

  1. Giorgio Chelidonio

    17/09/2013 at 15:49

    http://www.verona-in.it/2013/09/16/cultura-politica-serve-progetto-che-parta-dalla-veronesita/
    Condivido molti degli elementi storici elencati ma, proprio per questo, ci si può chiedere se esista (o se sia mai esistita) un’unica, monolitica “veronesità”, visto che anche dialettalmente (meglio diremmo linguisticamente a partire almeno dal buon Giacomino da Verona) vi sono più aree di veronesità parlata. Trovo comunque che bisogna prima ritrovare e chiarire (specie a quanti più veronesi possibili) il mosaico storico-ambientale per poi tentare di ricomporla . Questo é, a mio avviso, premessa necessaria per scrollarsi di dosso quella ottusa grettezza ereditata dalla “città fortezza” asburgica e dalla successiva “città/caserma” sabaudo/mussoliniana.
    Altrimenti non ci resterebbe che subire la cappa neo-identitaria e politico-bottegaia della sedicente “città dell’amore” (“se l’é così lassa che la mòra” si potrebbe commentare) con i suoi cuoricini rossi e l’eventismo eno-gastronomico dilagante dell’ineffabile “Richèto, assessore al banchèto”.
    Di questo passo sarebbe fin troppo facile concludere, come mediamente si riscontra su Internet, che la “veronesità ” sia diventata solo “pearà”.
    Siccome di “veronesità” problematica ho avuto occasione di trattare in un mio articolo di qualche anno fa, questo è il link da cui lo si può scaricare : “http://www.academia.edu/4505092/Le_radici_tradizionali_e_culturali_della_veronesita
    Giorgio

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Banner-Studio-editoriale-Giorgio-Montolli

Agec Funicolare Castel San Pietro Verona

Advertisement

MEMORY BOOKS

Scarica gratis

COSA SONO I MEMORY BOOKS?
Approfondimenti su tematiche veronesi.
A COSA SERVONO?
Offrono una visione diversa di città.
QUANTO TEMPO PER LEGGERLI?
15 minuti.
PERCHÉ SCARICARLI?
Sono rari.
QUANTO COSTANO?
Nulla.

Advertisement
Advertisement

Altri articoli