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Cultura

In cammino sul Monte Purga… con il Papa, la carezza, la luna

Notte di luna piena, una suggestiva camminata sul monte Purga, il 22 luglio nei pressi di Velo veronese. Iniziativa dedicata al ricordo di Papa Giovanni XXIII, nel 55esimo della sua morte, e al suo memorabile Concilio. Iniziativa del Gruppo Narrazione il Nardo di Verona, all’interno di Velo Festival 2013 di Alessandro Anderloni.

Un’immersione nella natura della Lessinia, accompagnata da letture sacre, musiche e performances teatrali. Protagonista principale della narrazione don Marco Campedelli, prete, poeta e burattinaio della nostra città. Un lungo racconto, teso a recuperare la figura di un Papa passato alla storia come fautore di quel Concilio Vaticano II del 1962 che seppe porre le basi di un rinnovamento radicale della Chiesa: al suo interno, con le altre religioni e confessioni cristiane, oltre che con la società stessa. Un evento che ridefinì quindi il rapporto della Chiesa con il mondo. Un vero e proprio Concilio “ecumenico” che raccolse quasi 2500 fra cardinali, patriarchi e vescovi cattolici provenienti da ogni parte del pianeta. Una occasione straordinaria che diede voce anche alle donne. Da diversi Paesi offrirono il loro contributo alla discussione. Donne rimaste presenze “sconte” nella storia del Concilio ma che qui, nella rappresentazione, vengono una ad una citate per nome.

Alcuni princìpi ecclesiali che sembravano immutabili vennero meno: quello di gerarchia che declinava la relazione tra le stesse figure della Chiesa, nonché tra queste e i fedeli, quello di certezza dogmatica che impediva ogni forma di dialogo con il diverso da sé. Non da ultimo, quello ispirato dalla pregiudiziale antidemocratica di memoria risorgimentale che il regime fascista era riuscito ad interpretare e volgere a proprio utile. Prima delle Encicliche vennero i potenti gesti simbolici di Papa Giovanni che don Marco ha voluto rievocare, nel corso delle 3 tappe concesse alla salita sul monte Purga: la visita all’ospedale del Bambin Gesù e al carcere di Regina Coeli, dove tutti i rigidi permessi di visita ai detenuti saltarono irrimediabilmente, e poi il mitico discorso alla luna del 1962 pronunciato a braccio davanti alla folla della grande piazza San Pietro e che ancora oggi risuona nella nostra mente per l’infinita dolcezza che seppe infondere negli animi di tutti gli “uomini di buona volontà”, credenti o meno. Lì cominciò l’ecumenismo.

Non a caso, l’incipit della rappresentazione è dedicato al Leopardi, il poeta ateo per antonomasia, ma che con la profondità del suo pensiero e della sua sensibilità ci sospinge verso le interrogazioni ultime sul senso della vita, quel limite da cui ogni riflessione religiosa prende le mosse. E’ infatti la luna a scandire il percorso biografico e pastorale di Papa Giovanni, quella luna sempre evocata da tutti: contadini, letterati, filosofi e scienziati. E’ l’arrivo alla meta finale, la piccola chiesa abbarbicata sulla cima, che ci consegna l’eredità sociale di questo breve pontificato che fece “tremare il mondo”, non meno di altri momenti della storia.

Il rimando è all’impegno civile dei coraggiosi sacerdoti dell’America Latina che lottarono contro le ingiustizie e i soprusi del potere con il Vangelo nella mano, ma questa volta senza quella spada che, profanandone il nome, aveva insanguinato un tempo proprio questi stessi popoli. La via crucis del cardinal Romero riappare dolorosa davanti alla luna. Ma questa processione irrituale, così come fu il pontificato di Papa Giovanni, non poteva chiudersi che con un messaggio positivo, affidato alle suggestioni di una scultura lignea che raffigura una donna gravida: è la nuova Chiesa di Papa Francesco che, raccogliendo il testimone del suo predecessore, si aggira nel mondo gravida di speranza.

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Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? (Giacomo Leopardi)

Corinna Abolino

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