L’appuntamento venerdì 5 aprile 2013 all’Auditorium del Seminario è con il famoso psicanalista Massimo Recalcati, che ha presentato il suo ultimo libro “Jacques Lacan, desiderio, godimento e soggettivazione”, edizioni Cortina 2012. Ad elogiarne la figura a tutto tondo di poeta, scrittore, maestro di cinema, arte, letteratura nonché di grande esperto del pensiero lacaniano, è lo psicanalista Idalgo Carrara. Nel discorso di apertura corrono due nomi: Giulia e Lacan. Se il primo è noto, il secondo non si sa a chi si riferisca. Incuriosisce.
Quando inizia a parlare, è Recalcati stesso a legare con un filo rosso i due nomi. E’ commosso, non si aspettava questa madeleine che lo rituffa nella memoria. I ricordi prepotentemente aggallano alla coscenza. Prende voce un racconto autobiografico coinvolgente. Siamo nella Milano di fine anni Settanta, lo scenario è quello di una periferia degradata, violenta, dove i ragazzi appaiono destinati ad essere i dannati della terra. Il padre, floricoltore, lo inserisce in una scuola specializzata nelle culture di serra. Ma in questo luogo squallido, fatto per la peggior gioventù milanese, come ci racconta, capita un giorno Giulia. E lei era bellissima e parlava di poesia. La vita è dunque fatta di incontri, alcuni molto speciali che hanno il potere di cambiare la rotta del destino. Così fu per Recalcati che più avanti poté contare su di un altro incontro felice, quello con Jacques Lacan, il suo maestro di pensiero. In seguito ebbe modo di dare a questi due rapporti legati da amore il nome di transfert, quella sorta di carica affettiva che solo una relazione unica, irripetibile, può scatenare e salvare in molti casi la vita.
Al suo maestro è dunque dedicato questo tomo di 643 pagine a cui seguirà un secondo volume nel 2014. Il testo vuole offrire una via propedeutica alla riflessione di uno studioso notoriamente ritenuto ostico, spesso illeggibile. Lo fa come sempre utilizzando un linguaggio chiaro, capace di rendere accessibili i concetti anche ai non specialisti. Gli interessa qui sviluppare il Lacan pensatore della vita umana, colui che teorizza dell’esistenza due dimensioni. Da una parte la vita, spiega, si esplicita come invocazione, appello, preghiera rivolta all’altro. In questo senso “noi tutti siamo stati grido perso nella silenzio della notte”. L’urlo di Munch bene esemplifica questa situazione. E’ la domanda che si pone all’altro come richiesta di senso. Senza il senso infatti la vita implode nel vuoto, si ammala, si spegne. Nella storia dell’umanità a legare il grido ad una ragione che la giustifichi è la figura del padre. Quando egli afferma “sei mio figlio” sottrae la vita alla sua connotazione di accidentalità, inserendola in un orizzonte di senso che la rende qualcosa di unico, irripetibile. Per converso però, la vita è anche desiderio di avere un proprio desiderio, è irrefrenabile pulsione di godimento di sé. Elemento di strappo con l’altro, è attenta solo ad accrescere se stessa. La speculazione lacaniana è a questo punto il tentativo di tenere insieme queste due istanze esistenziali antagoniste.
Recalcati, interpretando Lacan, procede distinguendo il godimento mortale quello status che si rivela distruttivo perché rigetta il divieto, rifiuta lo scambio rimanendo chiuso in se stesso, dal vero godimento erotico che dobbiamo perseguire. Quella condizione che riconoscendo la necessità del limite, l’importanza del rispetto della legge, sa aprirsi ad un desiderio che è motore di arricchimento della vita. Quella “vita generativa” sottolineata dal suo maestro.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it
