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Non solo troppi dirigenti in Comune: il CUB denuncia altre ingiustizie

Dopo la lettera aperta ai lavoratori comunali, il sindacato confederale unitario di base autonomo CUB esce allo scoperto e denuncia pubblicamente il sistema che governa il Comune scaligero. Lo fa nel corso di una lunga conferenza stampa a cui hanno partecipato Daniele Todesco, componente delle rappresentanze sindacali dei lavoratori del Comune (RSU), Mirco Bellotti, delegato provinciale del sindacato CUB, e Laura, una dipendente comunale. La prima parte della conferenza ha ricalcato i contenuti della lettera aperta ai lavoratori comunali che Verona In aveva intercettato e che era diventato lo spunto per un’inchiesta; la seconda parte ha gettato luce su numerosi esempi del tutto inediti.

Su 2.423 dipendenti il Comune scaligero conta 58 dirigenti e 177 posizioni organizzative (ovvero incarichi di responsabilità temporanei che rendono chi li riceve una sorta di quadro o sub-dirigente), con un rapporto di 1 dirigente ogni 40 lavoratori, e di una figura apicale (dirigenti più posizioni organizzative) ogni 10 lavoratori. Troppi a confronto del Comune di Padova fa le stesse cose di Verona con la metà dei dirigenti e con un risparmio virtuale di 2 milioni di euro.

La nomina delle figure apicali seguirebbe inoltre a Verona criteri squisitamente politici: “Le nomine vengono fatte in giunta – hanno detto i sindacalisti –. Diciamo ciò che tutti in Comune sanno e tacciono. Il numero delle figure apicali è stato giudicato eccessivo da uno studio del CUOA (Celebre Business School del Nordest) commissionato da Tosi nel 2007, ma da allora situazione si è ulteriormente aggravata. Le posizioni apicali hanno continuato a crescere anche a fronte di una riduzione del numero di dipendenti (effetto delle esternalizzazioni del personale, ndr) a fronte di tutte le difficoltà in cui si trovano servizi come nidi, materne, servizi domiciliari e biblioteche”.

Il dito viene quindi puntato sul “silenzio della politica” che tarderebbe a intervenire su una situazione al limite dello scandalo. Eppure, c’è chi ricorda che “al suo primo mandato il sindaco Tosi aveva promesso una riduzione delle posizioni organizzative, ma poi ha fatto marcia indietro. Lo studio del CUOA è stato sepolto… e lo stesso portavoce del sindaco ha detto che di toccare le posizioni organizzative non se ne parla nemmeno”.

Intanto Pantalone continua a pagare: “un dirigente comunale costa al lordo, più di 80 mila euro l’anno, una posizione organizzativa, in media, 10 mila euro l’anno. E presto il Comune dovrà sborsare la buonuscita al Direttore Generale Renato Piccoli, 150 mila euro la retribuzione annua”, che il gossip comunale dà in questi giorni in soggiorno di piacere in Kenya.

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“Chi valuterà il suo operato?” si domandano in Comune. Sì, perché il Nucleo di valutazione dei dipendenti comunali è formato dallo stesso Direttore generale, un altro dirigente e due personalità esterne che per i loro servizi percepiscono un rimborso di 14 mila euro l’anno. A sentire il sindacato la produttività di questo organismo è assai bassa: a distanza di quasi un anno nessuno dei 23 ricorsi presentati dai dipendenti comunali negli ultimi 12 mesi è ancora stato valutato.

Al nuovo direttore generale, che con ogni probabilità sarà Marco Mastroianni, i sindacalisti CUB chiedono un gesto sullo stile dei neopresidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, Laura Boldrini e Piero Grasso, ovvero “tagliarsi le indennità del 30%”.

“Ai dipendenti semplici, bravi peones, non vengono lasciate neanche le briciole. Si prendano i buoni pasto: i dipendenti di norma ne ricevono un massimo di due alla settimana, e soltanto a fronte di rientri pomeridiani, mentre il Direttore Generale lo prende tutti i giorni”.

Parcheggi. Come ogni grande azienda, anche il Comune ha un suo piano della mobilità interna che riguarda i dipendenti e che prevede, ad esempio, agevolazioni tariffarie per chi sceglie di venire al lavoro in bus oppure agevolazioni sulla serie di parcheggi, sparsi in diversi punti della città (Via Barbarani, Via Bertoni, gli Uffici Giudiziari) che l’amministrazione riserva alla sosta dei dipendenti. “Sulla gestione di tali parcheggi avevamo posto alcune condizioni di buonsenso – raccontano i sindacalisti – come dare la precedenza a chi viene da più lontano e a chi appartiene alle fasce di categoria professionale più basse. Risultato? Discussione chiusa, la gestione dei posti è stata affidata interamente nelle mani del Direttore Generale. Con quali criteri verranno assegnati, proprio non si sa?”

Polizze assicurative. Per i propri dipendenti il Comune stipula delle polizze assicurative contro eventuali errori commessi nell’esercizio del loro lavoro. Fatto piuttosto anomalo, anche se non inedito, in queste polizze vengono inseriti anche gli amministratori eletti.

I dipendenti comunali nel cda delle aziende partecipate. Una recente normativa, rivolta a contenere i costi della politica, impone di comporre i consigli di amministrazione delle aziende partecipate riservando una quota a personale del comune, che in teoria non dovrebbe percepire alcun compenso perché già retribuito. “La prima azienda a sperimentare il nuovo sistema è stata Amia. E chi sono i dipendenti inseriti nel Consiglio di amministrazione? Uno è il Direttore Generale, l’altra è una ex collaboratrice dell’ufficio del Sindaco che per l’occasione è stata assunta”. Si tratta di un palese aggiramento dello spirito della legge perché la politica con tutti i suoi costi viene fatta rientrare dalla finestra”. Ma lavoreranno davvero gratis? “Nel frattempo – fanno sapere i sindacalisti – è spuntata una proposta di regolamento che prevede l’introduzione di una sorta di contributo che Amia dovrebbe conferire al Comune e quest’ultimo girare, sotto forma di rimborso spese, a questi dipendenti”.

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Cuochi che diventano impiegati. In Comune se ne vedrebbero davvero di tutti i colori. “Ricordate il personale delle mense che l’amministrazione ha esternalizzato ad Agec sostenendo che per loro non cambiava nulla? Ebbene prima del passaggio, e purtroppo anche dopo, si sono verificati dei casi di cuochi che improvvisamente hanno cambiato mansione, diventando, ad esempio, istruttori amministrativi. In questo modo sono sfuggiti all’esternalizzazione e sono rimasti a lavorare in Comune. Tra di essi si conta anche un sindacalista, che pure predicava a favore dell’esternalizzazione”. Ma è vero che per le lavoratrici passate ad Agec non è cambierà nulla?. “Assolutamente no, visto che è già pronto il bando per dare in appalto le cucine comunali”.

Le conclusione dei sindacalisti sono nette: “I dipendenti comunali devono aprire gli occhi e rompere questo sistema che non premia in base ai risultati ma elargisce in base a criteri non ufficiali, nel quale chi non si allinea viene isolato o punito. Quello che abbiamo detto oggi è noto a tutti in Comune. Sono segreti di Pulcinella che noi semplicemente abbiamo voluto dire, e dei quali ci assumiamo le responsabilità”.

Michele Marcolongo

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