In riferimento alla richiesta del consigliere comunale Michele Bertucco sulla segnalazione di un cittadino (il sottoscritto) che su questo giornale ha lamentato lo scorso febbraio la presenza di uno scarico fognario a cielo aperto in Adige all’altezza di Ponte Garibaldi, l’ing. Andrea Bombieri, dirigente Coordinamento Ambiente Comune di Verona, ha fatto sapere che il problema era già noto. La causa è imputabile all’inadeguatezza del collettore fognario di Negrar che, in caso di malfunzionamento della rete o di piogge intense, non è in grado di convogliare l’intera portata delle acque fognarie al depuratore, talché entra in azione una sorta di valvola di troppo pieno che devia parte del contenuto in Adige. La soluzione è già oggetto di un piano di fattibilità. Nelle more si stanno studiando “interventi di carattere provvisorio”.
Se si tratta di un problema noto e remoto, a quanto sembra, sorprende che si siano lasciati trascorrere tanti anni prima di pensare a un provvedimento, senza riflettere sul fatto che la crescente edificazione residenziale, commerciale ed industriale implica la necessità di un adeguamento preventivo delle infrastrutture, non ultimo il sistema fognario. Ma è noto che ciò che non si vede crolla nella classifica delle priorità degli amministratori. Probabilmente è stato questo principio che ha ispirato “l’intervento provvisorio” attuato quest’oggi.
Stesso ponte stessa ora: lo scarico tace, ma l’olezzo che si leva dall’ampia superficie d’acqua prospiciente, opaca e bollosa, si fa sentire con rinnovato vigore. “Che puzza”, dicono i passanti. La fogna c’è ma non si vede. E questo forse è considerato un passo avanti. L’ipotesi più ovvia è che, data la pioggia copiosa di questi giorni, si sia superata la capacità di portata del collettore fognario di Negrar e che il sistema di troppo pieno sia stato “pilotato”, facendo in modo che lo sversamento in Adige avvenisse tutto prima del sorgere del sole. Insomma, quando io dormivo….
Per continuare sulla strada degli “interventi provvisori”, non vorrei che dopo aver fronteggiato il senso della vista, si volesse ora passare a contrastare quello dell’olfatto, magari insufflando deodorante nella cloaca. L’invito è quindi quello di non limitarsi a salvare la forma, ma di affrontare la sostanza delle cose, invertendo, se del caso, il criterio di priorità utilizzato: dall’interesse degli amministratori a quello dei cittadini. Grazie.
Paolo Ricci
Prima segnalazione
Seconda segnalazione

Paolo Ricci, nato e residente a Verona, è un medico epidemiologo già direttore dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Agenzia di Tutela della Salute delle province di Mantova e Cremona e già professore a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia in materie di sanità pubblica. Suo interesse particolare lo studio dei rischi ambientali per la salute negli ambienti di vita e di lavoro, con specifico riferimento alle patologie oncologiche, croniche ed agli eventi avversi della riproduzione. E’ autore/coautore di numerose pubblicazioni scientifiche anche su autorevoli riviste internazionali. Attualmente continua a collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità per il Progetto pluriennale Sentieri che monitora lo stato di salute dei siti contaminati d’interesse nazionale (SIN) e, in qualità di consulente tecnico, con alcune Procure Generali della Repubblica in tema di amianto e tumori. corinna.paolo@gmail.com
