La Galleria Marcorossi artecontemporanea di Verona, in contemporanea con la galleria eventinove di Borgomanero inagura oggi alle 18.00 un’interessante ricognizione nel mondo della scultura italiana attuale che durerà fino al 30 marzo. I protagonisti di questa rassegna, infatti, sono frutto di un’accurata ricerca attorno al concetto di scultura figurativa contemporanea: Nicola Bolla, Girolamo Ciulla, Chris Gilmour, Maurizio Savini, Willy Verginer.
Attenti alle nuove tendenze, i cinque artisti presentati utilizzano materie diverse ma anche un’innegabile perizia manuale, sempre così importante nella tradizione scultorea del nostro Paese. Il lavoro di Bolla (Saluzzo 1963) si contraddistingue per note alla Duchamp in cui l’oggetto è sovrano della situazione e si carica di valori molteplici estranei al proprio contenuto formale. L’obiettivo viene raggiunto anche attraverso la peculiarità dell’ artista piemontese, di ricoprire le sue opere di cristalli Swarovski o carte da gioco per estremizzare l’idea di effimero e di inutilità che caratterizza, nell’immaginario collettivo, l’opera d’arte attuale.
Ciulla (Caltanissetta 1952) predilige il travertino per le sue sculture, una pietra porosa e carica di strappi e lacerazioni, che ben conferisce stabilità alla forma senza nulla togliere all’impressione di sfaldamento, caratteristica tipica delle figure dei ricordi. Ciulla vuole risvegliare l’antico mondo agreste di epoca pagana, caratterizzato da grande semplicità e primitività e, attualizzandolo con rispetto e amore per la nostra civiltà mediterranea, creare una “scultura della memoria” che appaia i ricordi nella loro definitività a quello che è il no-limit dei contorni del presente.
Gilmour, che nasce nel 1973 a Stockport ma da molti anni vive e lavora a Udine, plasma come creta il cartone, lo scolpisce come pietra, trasformandolo in altro come un moderno alchimista. I soggetti delle sue sculture sono oggetti comuni o elementi della memoria collettiva, ricreati con incredibile verosimiglianza, ma l’obiettivo principe del suo lavoro è di rappresentare un’ idea, un pensiero o un concetto. Le sue opere, sempre permeate da un sottile humor britannico, affrontano temi come la fragilità dell’uomo, dei suoi miti e del suo mondo.
Savini (1962 Roma) è noto per servirsi di una materia morbida, fruttata e del tutto anomala come il chewing-gum per creare le sue sculture . La gomma arabica dal’acceso colore rosa, molto pop, diventa nelle mani dell’artista un mezzo che gli permette un’analisi attenta su argomenti di interesse universale. Savini esamina le relazioni fra l’essere umano e ciò che lo circonda, creando così una realtà fatta di paradossi che viene rivisitata, attraverso un’estetica iper-moderna, composta di oggetti e simboli. La sua è un’arte che, sebbene colta e impegnata, non dimentica mai gli stimoli maggiori dell’infanzia.
Verginer (1957, Bressanone), usa il legno e lo lavora con il metodo operativo tradizionale della scultura della Val Gardena. Verginer però applica alle sue sculture particolari aggiunte cromatiche, inserendo spesso oggetti diversi, stranianti, che rendono le sue opere vere installazioni ambientali e isolano i suoi personaggi in una atmosfera di dolce malinconia, di attesa, in una dimensione fatta di attualità e di magica sospensione.
Galleria Marco Rossi artecontemporanea
Via G. Garibaldi 18/a, 37121 Verona
Orari: da martedì a sabato 10.00/12.30 e 15.00/19.00
Lunedì e festivi su appuntamento
Tel. 045.597753 – Fax 045.597212