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Lo sterminio degli ebrei e perché Etty Hillesum non finisce di stupirmi

Ricordo che quando tempo fa mi imbattei nella figura di Etty Hillesum, giovane ebrea olandese morta ad Auschwitz a soli 29 anni, rimasi sconvolta. Le pagine del suo Diario mi risultavano insopportabili. Come poteva questa ragazza a Westerbork, campo di smistamento degli ebrei destinati allo sterminio, là dove imperversava la violenza più atroce, esortare ad amare i propri nemici, ad estirpare l’odio che c’è in ognuno di noi e soprattutto invitare a consolare Dio che soffre per i crimini dell’uomo? Siamo di fronte a una folle farneticazione, pensai. Mentre Elie Wiesel e Primo Levi e chissà quanti altri perseguitati imprecano contro Dio, il grande assente, e perdono la fede, lei cerca di “aiutare Dio” che patisce per il male degli uomini!

Rileggendo in questa ricorrenza della Memoria il suo Diario ho però cambiato punto di vista. Di fronte all’inaudito, come a uno tsunami o a un terremoto devastanti, impotente a cambiare o ad arrestare gli eventi, fai l’unica cosa che ti è possibile fare: portare aiuto a te stessa e a chi ti sta accanto, convincendoti che ciò che avviene deve avere un senso in qualche modo salvifico. Infatti chi la conobbe ne parla come di una persona “luminosa”.

Anche le sue molte vicende amorose, il suo non voler procreare, non mi sono sembrate né riprovevoli, né in contrasto con la sua profonda fede. Sono solo la prova del suo amore per la vita, del desiderio di goderne ogni più piccola gioia: una nuvola, un gelsomino, una lettura, un amplesso. Sente, sa, che la morte è prossima e che dovrà affrontare, come la sua gente, fame, freddo, sovraffollamento delle baracche e allora assapora il piacere della sua bella stanza, della sua scrivania, dei suoi libri, dei suoi pasti caldi, delle sue relazioni amorose. E’ l’ultimo inno alla vita che si prolungherà in atti d’amore verso quei disperati insieme ai quali attende la fine.
Così come la Yorcenar fa dire ad Adriano nelle sue Memorie: “Accettando lo stato in cui si è, perfino nella sciagura più tremenda, accettando di accettarla, le sottraevo un po’ del suo orrore”.

La fede di Etty in una concezione di Dio che elabora passando attraverso la Bibbia, il Corano, il Talmud, Sant’Agostino, potrebbe definirsi anche una fede laica. Non c’è infatti bisogno di credere in un Dio che ti aspetta, che ti ricompenserà. Il tuo premio è già qui, in ciò che riesci a strappare a una vita infernale. Abbandonarsi all’inerzia, all’odio, al rancore l’avrebbe privata delle ultime gioie di questa sua breve esistenza. Ma perché Etty, vuole lenire perfino la sofferenza di Dio? Perché Dio, avendo concesso il libero arbitrio agli uomini, non può più intervenire, è costretto a lasciarli fare. Ma le domande mi incalzano. Se è Dio che ci ha creati così come siamo, dicono i credenti, se non deriviamo da una lunga evoluzione, allora perché ha lasciato in noi questi istinti animaleschi, questa aggressività, resa ancor più terribile dall’intelligenza? Gli animali in fondo sbranano per nutrirsi, non organizzano lager. Se invece, privandoci del libero arbitrio, Dio intervenisse continuamente, non avrebbe fulminato solo la mente criminale di Hitler, ma anche tutte le altri stragi, gli altri genocidi, da Stalin a Pol Pot, alle guerre tribali, a Gheddafi. E poi non consentirebbe alla terra di tremare, ai fiumi di esondare, al mare di spazzare via le città, ai ghiacciai di sciogliersi. Se così fosse, saremmo già nell’Eden, dal quale forse veniamo. Saremmo, come dicono le filosofie orientali, nel non-essere: finito il ciclo delle dolorose rinascite, ci troveremmo nella pace cosmica. In ogni caso il discorso di Dio produce contraddizione.

Ancilla Rizzotti

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1 Comment

1 Comment

  1. Emma Mignani Carraro

    15/02/2013 at 21:09

    Profondo questo commento al pensiero di Etty, così incomprensibile al primo incontro e così confortante ad una lettura più partecipata. Bellissima l’immagine del Dio piccolo, racchiuso in noi e sofferente delle nostre stesse sofferenze, Importante l’esaltazione della gioia di vivere così presente in tutto il diario, inno alla vita nel momento in cui si sa che la vita sta sfuggendo e che ci si avvia ad un destino così tragico!
    Emma Mignani Carraro

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