Una delegazione di una quindicina di operai e delegati sindacali della ex Mondadori Printing di Pomezia ha manifestato oggi davanti ai cancelli della casa madre veronese, situata in via Mondadori in Borgo Venezia, dove sono stati ricevuti dai vertici aziendali in una sorta di summit con i sindacati. In gioco c’è infatti la paventata chiusura dello stabilimento di Pomezia, una delle tre sedi “periferiche” della storica azienda che, ricordiamo, dal 1°gennaio 2013 ha cambiato nome, prendendo la denominazione di Elcograf, gruppo Pozzoni.
Palpabile la preoccupazione degli operai romani che negli ultimi 4 anni, precisamente a partire dall’acquisizione dell’azienda da parte del gruppo Pozzoni, si sono visti decimare gli organici, da 130 lavoratori che erano nel 2008 ai 39 odierni. La cura dimagrante non ha risparmiato nessun stabilimento, dalla stessa Verona a Cles a Melzo, ma per i laziali questa è diventata una questione di vita o di morte: «Da noi hanno già chiuso diversi reparti – raccontano i lavoratori – abbiamo subito de-mansionamenti e una riduzione dello stipendio del 30%. Ormai non ci sono più specialità in fabbrica: tutto fanno di tutto ma il lavoro continua a mancare. Con la cassa integrazione a rotazione lavoriamo in media 8 giorni a testa al mese. Vogliamo sapere fino a che punto l’azienda si vuole spingere e che cosa intende fare con noi. Per questo oggi siamo a Verona: per costringere azienda e sindacati a trattare la questione Mondadori Printing nel suo insieme e una volta per tutte. Non vogliamo che la discussione su Pomezia venga relegata in un capitolo a parte. Qui è in gioco il futuro di tutti gli stabilimenti perché come hanno cominciato a spezzettare la nostra sede poi passeranno anche alle altre e infine anche a Verona».
Il concetto di spezzatino ricorre nei peggior incubi di tutti gli operai ex Mondadori Printing. Si era insinuato fin dai tempi dell’acquisizione del 2008 con il pesce piccolo Pozzoni che si mangiava il colosso della stampa Italiano allora di proprietà del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi afflitto dai suoi noti e numerosi guai giudiziari. Era proseguito con la razionalizzazione aziendale che ha progressivamente eroso “benefit” e indennità conquistati nel corso di tret’anni di contrattazione aziendale. Poi la crisi economica che ha piegato l’intero settore. Quindi le ripetute ondate di cassa integrazione che hanno favorito la fuoriuscita di centinaia di lavoratori. Oggi, secondo gli operai, il nuovo colpo alla vita dei mille dipendenti del gruppo riguarderebbe la volontà della Mondadori Editore (rimasta in mano alla famiglia Berlusconi) di ricontrattare i prezzi della stampa col gruppo Pozzoni. Un taglio dei costi che, sempre secondo i lavoratori, la direzione vorrebbe scaricare sui salari (m.m.).
geppo
08/01/2013 at 18:35
QUESTA E’ LA CONSEGUENZA DI UNA CATTIVA GESTIONE. NON SI PUO’ DARE UNA FERRARI NELLE MANI DI UN PRINCIPIANTE.