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Inceneritore: tanti esperti per valutare ma anche fuga dalle responsabilità

L’inceneritore non risulta più un buon affare. Saturarne le potenzialità con i rifiuti locali appare impresa ardua e ridimensionarlo diventerebbe poco vantaggioso. Ambiente e salute hanno probabilmente giocato un ruolo molto marginale

di Paolo Ricci. D’accordo, con la moratoria per l’inceneritore di Ca’ del Bue (e non solo) è stata vinta un’importante battaglia. E’ bene però riflettere sulle ragioni di questa vittoria che ha ottenuto quasi l’unanimità dei consensi in Regione Veneto.
Al di là delle dichiarazioni espresse, penso che la motivazione più efficace (inespressa) sia stata quella economica: l’inceneritore non risulta più un buon affare. Saturarne le potenzialità con i rifiuti locali appare impresa ardua e ridimensionarlo diventerebbe poco vantaggioso. Ambiente e salute hanno probabilmente giocato un ruolo molto marginale. Di contro, ciò costituisce la controprova che inceneritore e raccolta differenziata per il riciclaggio costituiscono due modalità di trattamento dei rifiuti chiaramente in competizione tra loro. Funzionano come due vasi comunicanti. Ed è stato proprio l’impegno dei Sindaci dei Comuni limitrofi a favore della seconda opzione a far saltare il business, almeno per il momento. Questi sono stati i veri artefici della vittoria, senza nulla togliere allo strenuo impegno ambientalista che ha innalzato la sensibilità dell’opinione pubblica sulla questione. Insomma, onore al merito.

Non è casuale che il Sindaco della nostra città si definisca semplicemente “soggetto attuatore delle indicazioni di chi programma il ciclo dei rifiuti, ossia della Regione”, come se l’unica implicazione di questa decisione fosse di carattere economico, quindi attribuibile ad un livello amministrativo superiore per ragioni di scala programmatoria, e non coinvolgesse invece, almeno potenzialmente, la salute pubblica di cui il Sindaco rimane la massima autorità. A lui infatti spetta l’ultima parola in materia, pur avvalendosi di tutti i consulenti di cui ritiene opportuno. Le responsabilità “oggettive”, cioè inerenti al ruolo giuridico non sono delegabili, come quella di datore di lavoro, rispetto agli obblighi normativi ad esso posti in capo. E’ stato proprio il disconoscimento di questo principio incardinato nel Diritto che ha consentito al Sindaco di Verona di assumere la posizione di Ponzio Pilato, anche se la responsabilità di scegliere Barabba (l’inceneritore) è stata scaricata non al Popolo ma alla Regione. E’ stato questo meccanismo di fuga dalla responsabilità che non ha consentito si aprisse un dibattito vero tra le diverse posizioni sull’attivazione dell’inceneritore di Ca’ del Bue. Tanto più facile quanto più le posizioni in campo sono trasversali alle diverse forze politiche. Ed in questo caso lo erano proprio.

Nessun rischio allora di subire strumentalizzazioni politiche, perché non sussistevano a-priori ideologici. D’altra parte, come ci potrebbero essere se in Regioni a diverso colore politico la scelta di costruire inceneritori è stata ancor più risoluta che in Veneto? Sarebbe stato intellettualmente più onesto, e quindi certamente molto apprezzabile, assumere il coraggio di esprimere un proprio giudizio in termini di salute pubblica e di sostenerlo coram populo con le necessarie argomentazioni. Un esercizio mancato di democrazia diretta, comunque fossero andate le cose. Non ci può essere infatti democrazia senza un contraddittorio tra le parti in gioco. E i media non difetterebbero per renderne partecipi i cittadini. E’ nel confronto che si sviluppa la capacità critica, che si colgono i limiti delle proprie opinioni. Non necessariamente per modificarle, ma anche semplicemente per meglio articolarle o addirittura per rafforzarle, proprio alla luce delle obiezioni mosse dall’interlocutore. Senza questo percorso non ci sono referendum o primarie che tengano, ma soltanto deleghe in bianco.

Parimenti criticabile è il fatto che neppure la ULSS di competenza abbia mai espresso alcuna valutazione, sotto il profilo del rischio per la salute, intorno all’opportunità di attivare questo impianto di incenerimento dei rifiuti, intervenendo soltanto in seconda battuta in sede di Conferenza di Servizi, cioè dopo la decisione di costruire l’opera, quasi che il prima esulasse totalmente dalla propria sfera di competenza. Anche l’incarico affidato dal Comune di Verona all’Istituto Superiore di Sanità sul monitoraggio dello stato di salute della popolazione esposta partiva dal presupposto che l’opera si sarebbe comunque realizzata, cioè non richiedeva alcuna valutazione di carattere preventivo e l’Istituto Superiore di Sanità in veste di consulente non poteva, a differenza della ULSS, esorbitare dal quesito che ad esso era stato sottoposto. In definitiva, nessuno si è preoccupato della prevenzione primaria, cioè dell’eliminazione o quanto meno del contenimento dei rischi per la salute.

Nelle “otto proposte per il miglioramento dell’aria a Verona” formulate dalla ULSS, e disponibili sul proprio sito web, non si fa cenno alcuno all’inceneritore di Ca’ del Bue, quasi non fosse una questione all’ordine del giorno della sanità pubblica veronese. Eppure Verona rimane tra le prime città italiane a subire il maggior inquinamento atmosferico, talché primo obbligo normativo sarebbe quello di evitarne quanto meno l’aggravamento, prima ancora d’intervenire per contenerlo. Insomma, l’inceneritore non può essere trattato come un semplice manufatto che inerisce soltanto all’economia, e tutt’al più all’urbanistica, ma come un impianto ad elevato impatto sull’ambiente e sulla salute che richiede una valutazione ante e non solo post operam, perché la salute costituisce un bene primario indisponibile proprio all’economia, come richiama in diversi articoli la nostra Costituzione repubblicana.

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Written By

Paolo Ricci, nato e residente a Verona, è un medico epidemiologo già direttore dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Agenzia di Tutela della Salute delle province di Mantova e Cremona e già professore a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia in materie di sanità pubblica. Suo interesse particolare lo studio dei rischi ambientali per la salute negli ambienti di vita e di lavoro, con specifico riferimento alle patologie oncologiche, croniche ed agli eventi avversi della riproduzione. E’ autore/coautore di numerose pubblicazioni scientifiche anche su autorevoli riviste internazionali. Attualmente continua a collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità per il Progetto pluriennale Sentieri che monitora lo stato di salute dei siti contaminati d’interesse nazionale (SIN) e, in qualità di consulente tecnico, con alcune Procure Generali della Repubblica in tema di amianto e tumori. corinna.paolo@gmail.com

1 Comment

1 Comment

  1. Enrico

    09/01/2013 at 08:58

    Molto pertinenti e condivisibili, a mio avviso, tutte le valutazioni espresse; in primis la mancata reale valutazione del rischio sanitario da parte dei diretti responsabili e cioè Sindaco e Dipartimento di Prevenzione dell’ULSS.

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