Connect with us

Hi, what are you looking for?

Archivio

Un fiocco bianco per dire no alla violenza sulle donne

Ieri si è celebrata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Sono stati molti, ieri, i quotidiani europei online a dedicarvi spazio. Le Monde con un’apertura dedicata Se lei ti dice no, è no, ricorda i numeri della Francia, poco di più di quelli dell’Italia (150 morti nel 2012 contro le 120 del nostro Paese), lo spagnolo El Mundo apriva con un reportage di chi ha denunciato ed è uscita dalla violenza, idem El Pais (ma i numeri della Spagna, sono inferiori a quelli italiani, 43 omicidi quest’anno). La Repubblica dedica uno spazio alle testimonianze; Violenza sulle donne, il mondo dice no, è l’apertura del quotidiano di Torino La Stampa, Lui, incapace di accettare l’emancipazione scrive invece Avvenire, il quotidiano dei vescovi.

Il Comune di Verona aderisce alla campagna del Fiocco Bianco: La vera forza è nel rispetto – uomini con le donne contro la violenza sulle donne. Per testimoniare l’unione nella lotta a questa «ferita sacrale che riguarda tutta la società» come l’ha definita Dacia Maraini qualche giorno fa su Il Sole 24 ore, uomini e ragazzi sono invitati ad appuntarsi un piccolo nastro bianco sul petto.

Quella della violenza sulle donne è davvero una ferita della società intera che non è più possibile ignorare. L’Italia ora deve ratificare la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, già firmata dal ministro Elsa Fornero. L’aspetto più innovativo della Convenzione è quello di riconoscere la violenza sulle donne come “violazione dei diritti umani e forma di discriminazione” e consentirà di fare concreta attività di prevenzione, protezione delle vittime, di perseguire penalmente gli aggressori e promuovere l’eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra uomini e donne. Questo da un punto di vista legislativo, come pari opportunità.

E’ evidente però che ciò non rende ancora giustizia al ruolo femminile nella società. Sembra arcaico – anche se doveroso – dover parlare di parità tra i sessi. Il termine cultura della differenza è sicuramente più adatto. Uomini e donne non sono uguali, è evidente. Nel modello culturale italiano – e quello veneto e veronese non è certo da meno, anzi –, la donna non è percepita come portatrice di benefici. Sono parole di un’osservatrice d’eccezione del territorio di Verona e provincia, la consigliera di parità Maria Luisa Perini, che riveste questo incarico del ministero del Lavoro dal 2003: «in ambito lavorativo il modello culturale italiano e veronese è quello di una struttura produttiva di micro imprese con una mentalità imprenditoriale molto tradizionale in cui la donna non è percepita come risorsa», spiega. «E’ necessaria una struttura organizzativa più flessibile che valorizzi le risorse umane». Si è visto infatti che «quando c’è flessibilità in questo senso, ciò produce vantaggi per le aziende sotto diversi aspetti».

Una questione di mentalità radicata che blocca il nostro sviluppo sociale e produttivo. Basti pensare che tra Verona e provincia ogni anno (monitoraggio relativo agli ultimi 4 anni), 500 donne danno le dimissioni dal lavoro, «volontarie e convalidate dall’Ispettorato del Lavoro. Le “discriminazioni che rileviamo sul lavoro, per il 90% sono legate alla maternità» spiega ancora la Perini, «ovvero i carichi familiari di cura che ricadono sulle donne fanno sì che una donna debba rinunciare volontariamente al lavoro. Non parliamo poi dei casi di dimissioni “obbligate” o della difficoltà per una donna con famiglia di accedere al mondo produttivo».

Advertisement. Scroll to continue reading.

«Le giovani oggi sono più consapevoli delle loro possibilità e hanno un progetto di vita di autonomia» spiega ancora Perini. Quello che non sono preparate ad affrontare è il mondo del lavoro. Una ragazza non ce la fa a raggiungere gli stessi obiettivi di un ragazzo». Ma quale la strada allora? La consigliera di parità non ha dubbi: «imparare a lavorare in rete su tematiche analoghe: scuole, sindacati, associazioni, tutti, in modo da creare una cultura favorevole che censuri i comportamenti che violano una parità tra i sessi in senso costituzionale».

La consigliera di parità della provincia di Verona è partner di tutte le iniziative del 25 novembre e a ricordare quanto la cultura del non-rispetto sia permeante, cita il caso di un responsabile del personale che di fronte ad una molestia da parte di un datore di lavoro ha esclamato. «ma in fondo non ha rubato!».

Daniela Zambonini

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Banner-Studio-editoriale-Giorgio-Montolli

Agec Funicolare Castel San Pietro Verona

Advertisement

MEMORY BOOKS

Scarica gratis

COSA SONO I MEMORY BOOKS?
Approfondimenti su tematiche veronesi.
A COSA SERVONO?
Offrono una visione diversa di città.
QUANTO TEMPO PER LEGGERLI?
15 minuti.
PERCHÉ SCARICARLI?
Sono rari.
QUANTO COSTANO?
Nulla.

Advertisement
Advertisement

Altri articoli

Lettere

La divisa non è un simbolo di potere ma il segno distintivo di responsabilità, di fedeltà senza tempo al servizio del bene comune

Lettere

Dopo gli episodi che hanno portato in prima pagina Verona a causa dei maltrattamenti nei confronti di alcuni immigrati, un invito per rendere evidente...

Editoriale

Alcuni spunti su come riorganizzare un partito che sta perdendo il contatto con gli elettori. Il feeling con i quartieri si ritrova con la...

Satira

A colpi di matita attraverso il filtro dell’ironia per sorridere anche quando verrebbe da piangere, perché il sorriso aiuta a tenerci vigili