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Teatro Filarmonico. Norma di Bellini da Tokyo a Verona

«I latini tutti fian mietuti a cento a cento e fian distrutti». Le parole le pronuncia Norma, la protagonista della tragedia lirica in due atti di Vincenzo Bellini (Catania 1801- Puteaux, Parigi 1835) che dal 22 gennaio al 2 febbraio 2004 sarà in scena al Teatro Filarmonico, per la regia di Hugo de Ana, con la direzione di Piergiorgio Morandi.
Il libretto di Felice Romani, tratto da Norma ou L’infanticide, di Alexandre Soumet, ci presenta un personaggio che, a dispetto del nome, si costruisce sugli eccessi – presenti anche nella musica con impennate acute e tante fioriture – fino a diventare una delle figure operistiche più grandiose dell’Ottocento. Forse proprio per l’impeto che la caratterizza, la prima rappresentazione dell’opera al Teatro alla Scala di Milano, il 26 dicembre 1831, fu accolta con perplessità, ma al termine della seconda recita la travolgente forza espressiva del dramma belliniano suscitò grande entusiasmo. A queste prime rappresentazioni assistette anche Donizetti, che così annotò: «Da quattro sere vado a teatro per risentire l’opera di Bellini fino all’ultima scena. Originalissima è la chiusura di questo pezzo, come pure di squisita fattura è l’introduzione che termina con un coro marziale, forte e vigoroso; ed è un pezzo nuovissimo per la forma e lo svolgimento».
Lo stesso Wagner scelse le musiche dell’opera belliniana: «Il sottoscritto – scrisse sul manifesto che annunciava un concerto a Riga, l’11 dicembre 1837 – crede di non poter meglio provare la sua stima per il pubblico di questa città che scegliendo la Norma. Quest’opera, tra tutte le creazioni di Bellini, è quella che alla più ricca vena melodica unisce con la più profonda realtà la passione più intima».
Nel 1931, ricorrendo il centenario della prima rappresentazione, Mascagni pubblicò ne “La Lettura” un appassionato articolo, nel quale, con riferimento a Norma, tra l’altro si legge: «Capolavoro dell’umanità, essa è uno di quei miracoli che non si analizzano e non si discutono più, come non si discute più l’architettura del Partenone».
L’opera in scena al Teatro Filarmonico vedrà il debutto nazionale nella parte di Norma del soprano Dimitra Theodossiou, di cui i veronesi ricordano la splendida interpretazione di Leonora, nel Trovatore, esordio assoluto dell’artista greca in Arena nella stagione lirica 2002, anno in cui le fu assegnato il “Verdi d’oro” come miglior soprano in occasione del centenario verdiano. La Theodossiou, che tornerà con Trovatore in Arena nell’estate 2004, si è posta all’attenzione internazionale quale Odabella nella produzione 1999 di Attila del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Regio di Parma, ruolo che l’ha consacrata come una delle voci più importanti del repertorio verdiano e belcantistico. L’artista sarà a Verona proveniente da Baltimora e Atene, dove a novembre e dicembre ha interpretato Leonora. Nel 2003 è stata inoltre impegnata nel ruolo di Lucrezia nella nuova produzione de I due foscari, al Teatro alla Scala, diretta dal maestro Riccardo Muti; come Traviata a Seoul e come Norma a Tokyo con lo stesso allestimento curato da Hugo de Ana, che ora debutta a Verona in “prima” europea.
Nelle vesti di Pollione sarà Kristjan Johannsson. Il tenore, di origine islandese e residente a Desenzano del Garda, di recente ha avuto unanime consenso di pubblico e critica con l’interpretazione di Turiddu e Canio nella nuova produzione di Cavalleria Rusticana e Pagliacci messa in scena al Teatro Verdi di Trieste; grande successo ha riscosso anche l’interpretazione di Otello al New National Theater di Tokyo. Nel 2004 tornerà a Trieste per debuttare ne I Cavalieri di Ekebù di Zandonai.
Johannsson ha esordito nel ruolo di Rodolfo nella Bohème al Teatro Nazionale di Islanda attirando l’attenzione dei maggiori teatri d’opera di Gran Bretagna e Italia. Il suo debutto al teatro dell’Opera di Chicago ebbe luogo nel 1989 in Tosca ed è spesso tornato in questo teatro per cantare in Mefistofele, Turandot, Aida, Un ballo in maschera e Andrea Chénier. Si è esibito a Vienna per la prima volta nel 1991 in Tosca poi in Manon Lescaut, Andrea Chénier, Aida e Trovatore. Il suo debutto al Metropolitan fu nel 1993 nel ruolo di Manrico nel Trovatore ed è tornato qui ad ogni stagione, prima nel ruolo di Turiddu in Cavalleria Rusticana e successivamente nel 1994 e nel 1995 come Radames in Aida. Il suo debutto alla Royal Opera House – Covent Garden è avvenuto nel 1994 con Aida. Il 2000 lo ha visto protagonista a Budapest del Trovatore, a Modena per Otello, a Berlino per Giocon-da, a Vienna nuovamente per Otello.
Noto al grande pubblico fin dal periodo in cui è stato assistente del maestro Riccardo Muti, Piergiorgio Morandi ha diretto molti concerti sinfonici con altre importanti orchestre di livello internazionale, quali l’Orchestra di Santa Cecilia di Roma, Bayerische Rundfunk Orchestra, Tokyo Philharmonic Orchestra, Budapest Philharmonic Orchestra, London Philharmonic e London Symphony Orchestra. Morandi ha inoltre diretto produzioni operistiche nei più importanti teatri del mondo. Nel 2004, oltre a Norma al Teatro Filarmonico, dirigerà anche Trovatore in Arena.

L’argomento dell’opera

Atto primo. La storia d’amore tra Norma, sacerdotessa e figlia di Oroveso, capo dei Druidi (sacerdoti celtici) e Pollione, proconsole romano, è ormai finita. Quest’ultimo, pur avendo avuto due figli da Norma, ama, ricambiato, un’ancella del tempio di Irminsul, Adalgisa. I Galli attendono da Norma il segnale del dio che li inciti ad iniziare una guerra contro gli oppressori romani. Ma Norma tergiversa nella speranza che la pace possa rinsaldare il suo vincolo d’amore con Pollione. Per uno strano scherzo del destino la sacerdotessa viene a sapere proprio da Adalgisa il nome dell’uomo che l’ancella ama: Pollione. Norma esplode in un accesso d’ira e minaccia vendetta.
Atto secondo. Pollione, che è stato richiamato a Roma, vuole rapire Adalgisa e portarla con sé, ma la giovane non lo vuole più e tenta di convincerlo, senza successo, a tornare con la madre dei suoi figli. Norma chiama a raccolta il popolo, spiega che la pace è finita: è ora di iniziare la guerra. Mentre i Galli intonano il canto di battaglia, si annuncia che un soldato romano è appena stato arrestato di fronte all’altare delle sacerdotesse. Norma allontana il popolo dichiarando che sarà lei a interrogare il romano: gli farà confessare il nome della sacerdotessa che si è resa complice del sacrilegio. Trovandoselo davanti agli occhi gli promette la vita, ma in cambio Pollione dovrà rinunciare ad Adalgisa. Norma è sul punto di denunciare Adalgisa, ma invece, nell’incredulità generale, accusa se stessa. Pollione capisce allora che il suo unico vero amore è lei, Norma. Ma è tardi. La sacerdotessa sale al rogo serena, stringendo per mano l’amato Pollione.

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